Il consumo di Carbone in Cina cala per il terzo anno consecutivo
Per il terzo anno consecutivo il consumo di carbone in Cina, Paese che detiene la palma di leader mondiale in questa particolare e poco edificabile gara, continua a calare. I dati del governo hanno mostrato come il più grande “diffusore” di carbonio del pianeta si stia sforzando di rompere (e interrompere) la sua dipendenza energetica ed economica dal combustibile più inquinante che esiste sulla faccia della terra. Dopo l’Europa ecco quindi scendere in campo, con il giusto piglio, anche il motore d’Asia: la Cina.
Il consumo di Carbone in Cina, dati in sensibile calo
Rispetto al 2015, il consumo di carbone in Cina è diminuito del 4,7 per cento nel 2016 e la quota del carbone nel mix energetico del paese è scivolato al 62 per cento: in calo di due punti percentuali, secondo il rapporto fornito dall’Ufficio Nazionale di Statistica cinese. La produzione complessiva di carbone è scesa nel 2016 a 3,41 miliardi di tonnellate e i dati suggeriscono che “il consumo di carbone in Cina ha probabilmente raggiunto il proprio picco intorno al 2014”, stando a quanto lascia trapelare uno dei più attivi gruppi ambientalisti China Dialogue.
Evitare ritorni di fiamma
Sempre da China Dialogue apprendiamo che “c’è ancora una certa preoccupazione per un ritorno di fiamma nei confronti della domanda di carbone, specialmente se la Cina continua a stimolare la sua economia con investimenti in infrastrutture”. Lo scorso dicembre è stato dato l’annuncio tramite l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua che si sarebbe ridotta la capacità di produzione di carbone annua, questo intervento servirebbe per consentire al Paese di fermare le miniere non sicure e inefficienti e al tempo stesso per ridurre l’inquinamento.
Cina, tra smog e malcontento
La combustione del carbone per la produzione di elettricità e riscaldamento rappresenta la principale fonte di effetto serra ed è la causa del famigerato smog che a oggi è, suo malgrado, uno dei simboli del Paese. Lo smog è tuttavia anche una delle principali cause del malcontento dei cittadini cinesi. Ci sono delle zone nel nord est del Paese che specialmente in inverno sono letteralmente invivibili a causa della fitta coltre di smog da cui vengono invase.
L’impegno del governo
Il governo si è impegnato in prima persona per ridurre il consumo delle fonti energetiche inquinanti ma si tratta anche di una mossa economica; i più grandi siti di estrazione del carbone sono infatti di proprietà statale e sono ora impraticabili e afflitte da un eccesso di capacità. Questa situazione porterebbe il governo cinese a frenare le uscite di carbone verso l’estero e a rallentare quindi i processi di estrazione.
Verso il 2020
Nel Novembre 2016 la Cina aveva annunciato un piano per ridurre le emissioni di gas serra nei prossimi anni. Secondo questo piano, entro il 2020, il livello di emissioni di anidride carbonica sarà del 18 per cento inferiore a quello del 2015. Il consumo di carbone deve essere limitato a circa 4,2 miliardi di tonnellate mentre la capacità di produzione di energia grazie a combustibili non fossili come l’energia idroelettrica e l’energia nucleare sarà ampliato del 15 per cento.
Dalla Cina a Parigi
La Cina ha assunto un ruolo di primo piano nei colloqui sul cambiamento climatico, e garantisce che il picco delle emissioni sarà conforme al patto di Parigi entro e non oltre il 2030. Non è una novità che la Cina sia diventata un leader mondiale nel settore degli investimenti delle energie rinnovabili, ma gli sforzi da parte del governo centrale per rompere con il consumo di carbone soltanto ora iniziano ad avere i primi effetti. Ne vedremo sicuramente delle belle, nebbia di smog permettendo… s’intende.
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