Conseguenze dei cambiamenti climatici: una situazione irreversibile?
Il riscaldamento globale procede senza sosta come effetto dei cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo da diversi anni. Ma quanto è grave la situazione? È forse in pericolo la nostra stessa sopravvivenza? Si è posto questa domanda il giornalista del New York Magazine David Wallace-Wells, autore di un lungo e approfondito articolo volto a capire quali potrebbero essere le conseguenze dei cambiamenti climatici per l’uomo. Dal confronto con scienziati e studiosi della materia, emerge un quadro dalle tinte molto cupe nel quale ricorre in maniera inquietante la parola “estinzione”.
Cambiamenti climatici: un punto sulle cause scatenanti
Dal 2002 in poi abbiamo avuto sulla Terra le 5 estati più calde nella storia dell’umanità. Pare difficile che si tratti di una casualità ed in effetti, uno studio delle Nazioni Unite prevede per l’inizio del prossimo secolo un aumento della temperatura media del Pianeta di 4 gradi nella migliore delle ipotesi, 8 nella peggiore. Prima di capire quali possano essere le conseguenze dei cambiamenti climatici, Wallace-Wells cerca di capirne le cause. Alla base del fenomeno c’è l’aumento della concentrazione atmosferica dei gas serra, in particolare dell’anidride carbonica. Andando ancora a ritroso, a produrre tale incremento è l’attività inquinante operata dall’uomo attraverso il consumo di combustibili fossili che ha, come conseguenza iniziale la deforestazione. Con un minor numero di alberi, non solo il nostro Pianeta rischia di diventare più arido ma viene meno il prezioso lavoro di trasformazione dell’anidride carbonica in ossigeno da essi operato, di fatto accrescendo l’effetto serra stesso.
Le conseguenze dei cambiamenti climatici: il riscaldamento globale
La Terra ha assistito varie volte nel corso della sua storia a significative variazioni di temperatura. Si è trattato di fenomeni ripetutisi ciclicamente che hanno sempre prodotto conseguenze devastanti per gli abitanti del nostro Pianeta. Ad eccezione del meteorite che ha portato all’estinzione dei dinosauri, sono state proprio le conseguenze dei cambiamenti climatici a decretare la fine della vita sulla Terra. 252 milioni di anni fa, ad esempio, è bastato un aumento della temperatura di 5 gradi per determinare la morte del 97% delle forme di vita. Per tale ragione, l’idea che per l’inizio del prossimo secolo sia prevista una temperatura maggiore di 4 gradi rispetto all’attuale, crea non poche preoccupazioni. Nella Conferenza sul clima di Parigi del 2015 sono emerse tali criticità ed è stato siglato un accordo fra le potenze del Pianeta per tentare di mantenere sotto controllo il riscaldamento globale, cercando di contenerlo il più possibile. Controtendenza e preoccupante è, però, la posizione degli Stati Uniti con il Presidente Trump che si è detto intenzionato ad uscire dagli accordi di Parigi.
Un Pianeta invivibile: ecco cosa produce il riscaldamento globale
Nell’attenta ricerca svolta sulle conseguenze dei cambiamenti climatici, Wallace-Wells ipotizza le condizioni di vita per l’uomo ad una temperatura più alta di 6 gradi, valore di mezzo fra la più rosea previsione delle Nazioni Unite e la più drammatica. Per iniziare, lo scioglimento dei ghiacci, producendo un innalzamento del livello degli oceani, porterebbe alla distruzione di molte città importanti situate sul mare. Inoltre, l’assorbimento di grandi quantità di CO2 operato dagli oceani, accrescerebbe l’inquinamento delle acque con conseguente morte di molte forme di vita esistenti. Infine, una tale temperatura renderebbe praticamente impossibile lavorare all’aperto, soprattutto nelle stagioni più calde. Ne risentirebbe maggiormente la produzione agricola. Infatti, la mancanza di forza-lavoro unitamente all’inaridimento dei terreni, farebbe crollare la produzione.
Siccità, carestie, malattie: il volto più cupo del nostro futuro
Terreni aridi e siccitosi non farebbero che generare carestie, in particolare in quei Paesi già colpiti da questo fenomeno. L’aumento di calore e umidità, poi, determinerebbe la giusta combinazione climatica per il proliferare di insetti come le zanzare, portatrici di virus contagiosi. Si svilupperebbero facilmente epidemie mortali, considerando anche l’abbassamento delle difese immunitarie dovuto alle carestie. Procedendo nella direzione descritta da Wallace-Wells, anche la Pianura Padana potrebbe essere colpita da tale concatenazione di fattori nocivi per la vita umana.
Migrare per sopravvivere
Territori interi diventati inospitali costringerebbero l’uomo a migrare altrove, verso zone più favorevoli all’agricoltura. Ma anche in questo caso i problemi non sarebbero pochi. Parliamo, infatti di terre una volta molto fredde e ora divenute più temperate. Terre che mai avevano ospitato delle colture prima. Un processo del genere potrebbe richiedere anni e sforzi indicibili per portare i primi frutti.
Quello che sembra uno scenario apocalittico, in realtà è una prospettiva comprovata da studi scientifici attendibili. Per questo, cercare di impedire una previsione del genere dovrebbe essere il primo problema all’ordine del giorno per ogni Paese. Osservando ciò che succede a livello internazionale, sembra però che molti Stati, a partire dagli USA, cerchino di sminuire la portata di tale fenomeno, dimostrando per lo più uno scarso acume e mancanza di lungimiranza.
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