Dna animali in estinzione
Animali

C’è chi congela il Dna degli animali a rischio estinzione. Perché?

Tutti si ricordano della pecora Dolly, ovvero del primo clone animale ufficiale, “prodotto” il 5 luglio 1196. Dopo di lei, come è noto, sono arrivati tanti altri cloni, usando la tecnica in via di perfezionamento su gatti, topi, polli, ma anche su mufloni e mucche. Intorno al tema della clonazione esiste da sempre un intricatissimo sommarsi di opinioni contrastanti, partendo dal presupposto che questa tecnica potrebbe portare a un punto di svolta – positivo o negativo, dipende dai punti di vista e dagli utilizzi – in tanti campi diversi. Si parla del futuro dell’allevamento e dell’alimentazione, ma anche della salvaguardia delle specie a rischio. Ma in che modo questo insieme di tecniche potrebbe essere utilizzato davvero per combattere l’estinzione degli animali? Qualcuno un’idea di massima sembra avercela, ed è proprio per questo che in Inghilterra, nella contea dello Shropshire, c’è chi congela il Dna degli animali a rischio estinzione.

In Inghilterra si congela il Dna degli animali a rischio estinzione

Collegandosi al sito di Nature’s Safe si possono leggere denominazioni come “The Living Biobank”, “Animal Cell & Tissue Preservation for Future Regeneration”, nonché “Saving Animal from Extinction”. Tutto parte da Tullis Matson, che gestisce da decenni un’azienda per l’inseminazione artificiale per cavalli da corsa. Da qualche anno a questa parte, però, Matson ha deciso di fare qualcosa in più, qualcosa di diverso, applicando i principi della criogenia e successivamente della clonazione per salvare dall’estinzione – in un futuro non ben definito – una lunga serie di animali a rischio. L’obiettivo prefissato dell’organizzazione è quello di raccogliere 50 milioni di campioni genetici e di congelarli a -196 gradi centigradi. E questa banca del Dna animale è già abbastanza popolata, raccogliendo di volta in volta sperma, ovuli nonché tessuti. Per farlo Matson collabora con diversi zoo europei, i quali si sono impegnati a fornire all’organizzazione i corpi – o le parti – di animali morti nelle proprie strutture per permettere a Matson di ricavarne i campioni necessari. Sono già stati congelati campioni di diversi animali a rischio, in un progetto che è partito nel 2018, e che ha preso forma con la fondazione ufficiale di Nature’s Safe nel 2020.

Nature’s Safe e il rischio estinzione

Secondo le stime attuali a livello mondiale si contano attualmente circa 5.000 specie animali in grave pericolo di estinzione. Di certo non sarà un processo come quello messo in modo da Matson a eliminare questa minaccia. Secondo il fondatore di Nature’s Safe, però, la propria banca potrebbe essere un aiuto. D’altra parte, c’è chi sottolinea che potrebbe essere molto pericoloso mandare il messaggio che, attraverso la creazione di apposite biobanche, sia possibile salvare delle specie animali dall’estinzione. Bill Sutherland, un biologo conservazionista dell’Università di Cambridge, ha inoltre sottolineato alla BBC che ci potrebbe essere il problema di dare priorità alle cellule presenti nei “congelatori”: «sarebbe stupendo avere dei tessuti da 20 leopardi delle nevi da 20 luoghi diversi, ma sarebbe anche molto difficoltoso». Quel che è certo che molte specie animali, come per esempio l’orango o il rinoceronte nero, sono già entrate a pieno titolo in quello che viene chiamato “vortice di estinzione“: la popolazione di queste specie è talmente ridotta da presentare un pool genetico estremamente limitato, portando a una pericolosa consanguineità. La conseguente minore variabilità genetica diventa così l’ultimo tassello che porta all’estinzione completa. Introdurre in queste situazioni del Dna di un pool genetico diverso – come quello di antenati morti parecchi anni prima, ricavato dai tessuti immagazzinati in banche criogenetiche – potrebbe portare concreti benefici. Detto questo, non ci sono dubbi: l’impegno principale deve comunque restare nella lotta all’estinzione degli animali, eliminando tutte le minacce possibili per prevenire questo pericolo incombente per un numero spaventoso di specie.