Cambiamenti climatico e bollette: il ruolo delle comunità energetiche in Italia
Sembra sempre più chiaro che la transizione verso un futuro sostenibile non possa avvenire senza un impegno concreto e profondo da parte dei singoli cittadini. Non si può più pensare che una società low-carbon sia effettivamente raggiungibile in tempi brevi – abbastanza brevi per contrastare gli effetti deleteri dei cambiamenti climatici – affidandosi solamente alle azioni delle istituzioni pubbliche. Ecco che allora i cittadini sono chiamati sempre più a produrre e a consumare energia rinnovabile a livello locale, attraverso la costituzione delle comunità energetiche. Ecco qual è la situazione attuale in Europa e in Italia.
Le comunità energetiche in Europa
In breve, con il termine comunità energetica, si indica un’associazione tra cittadini, attività commerciali, imprese ed eventualmente pubbliche amministrazioni locali, il cui scopo è quello di unire le forze per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e per l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Un’estate segnata dagli incendi, dalle siccità e dalle temperature record, nonché dalle conseguenze della guerra in Ucraina, ha dimostrato quanto le comunità energetiche possano offrire una buona soluzione per il cambiamento. Attualmente si stima che in Europa siano attive 7mila comunità energetiche, coinvolgendo circa 2 milioni persone. I numeri sono in crescita, anche grazie agli incentivi introdotti a livello EU a partire dal 2018.
Le comunità energetiche in Italia
Il potenziale delle comunità energetiche è enorme, e lo è soprattutto in paesi come l’Italia, che contano migliaia di piccole municipalità: nel nostro Paese si contano infatti quasi 8.000 comuni, 5.000 dei quali contano meno di 5.000 abitanti. Di certo di strada ce n’è ancora tantissima da fare: attualmente si contano poco più di 20 comunità energetiche in Italia, con installazioni con potenza compresa tra i 20 e i 50 kilowatt di picco. Difficile contare invece tutti i progetti embrionali in via di realizzazione o di definizione: sono infatti tante le persone e le associazioni che si stanno attivando, in particolar modo intorno alla costruzione di impianti fotovoltaici condivisi.
Alcuni esempi di comunità energetica in Italia, dalla Campania alla Lombardia
Un esempio particolare di comunità energetica in Italia è quella che è stata costituita a Napoli nella primavera del 2021, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. Si parla infatti della prima comunità energetica e solidale sul territorio italiano, che permetterà a 40 famiglie di risparmiare – si stima – 300mila euro di elettricità nei prossimi 25 anni. A realizzare il progetto è stata la Fondazione Famiglia di Maria, con la collaborazione di Legambiente Campania e di Fondazione con il Sud, che ha finanziato il progetto con un fondo da 100mila euro. Una parte dell’elettricità prodotta verrà utilizzata dalla stessa Fondazione Famiglia di Maria, che si occupa di bambini e giovani, mentre l’energia restante verrà utilizzata da 40 nuclei familiari con disagi familiari. Sulla scia di questo progetto, la Fondazione con il Sud ha promosso un bando per tutte le regioni meridionali, stanziando circa un milione e mezzo di euro (si calcola quindi di poter costituire una decina di nuove comunità energetiche).
Un esempio più classico di comunità energetica in Italia è quello del Comune di Ferla, in provincia di Siracusa, dove si è dato il via al progetto Common Light: si parla di un’associazione tra imprese e cittadini, intorno a un impianto fotovoltaico da 20 kW. A Magliano Alpi, in provincia di Cuneo, à stata istituita nel 2020 una delle prime comunità energetiche italiane, la Energy City Hall, con due impianti fotovoltaici per 40 kW in totale.
E ancora: la Lombardia punta a creare, nei prossimi 5 anni, un numero compreso tra 3mila e 6mila comunità energetiche, portando la potenza fotovoltaica installata sul territorio da 600 a 1.300 W, a partire dallo sviluppo di una Comunità Energetica Regionale Lombarda.
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