Città circolari a partire dal riciclo e dalla condivisione
L’urgenza di trovare un’alternativa all’attuale modello economico mettendo al centro dell’attenzione i concetti di sostenibilità e di riuso è alla base dell’economia circolare, una visione ispirata all’ottimizzazione di risorse e materie prime nell’intero ciclo di vita. Qualsiasi cambiamento ha bisogno di un’evoluzione e di un graduale passaggio dalla piccola alla grande scala e per l’economia circolare il primo tassello di questa escalation viene da più parti rintracciata nelle città, microcosmi dove possono essere applicati i principi di circolarità partendo da sperimentazioni e iniziative locali. Sono le cosiddette città circolari i veri motori del cambiamento.
Un cambiamento che viene dal basso
Ad affrontare la tematica è una recente pubblicazione intitolata “The Wasted City: Approaches to Circular City Making,” pubblicata da CITIES Foundation. Il saggio parte da una riflessione su come il cambiamento verso un’economia più sostenibile e incentrata su modelli che privilegiano il riuso e la condivisione non possa più, come è avvenuto nei secoli passati, arrivare dall’alto. Ma è soltanto grazie all’iniziativa privata o ad alcuni modelli di business che mettono l’utilizzatore al centro che si può partire per la ridefinizione di un sistema economico. Parlare di città circolari significa mettere in atto una serie di strategie e di concetti che partono da una prospettiva diversa da quella tradizionale ridando importanza a valori come la collaborazione, l’inclusione sociale, il minore impatto ambientale e ovviamente il riuso.
Città circolari, cosa serve per realizzarle
Per trasformare i centri urbani in città circolari bisogna lavorare su più livelli, fra i quali:
- Andare sempre più verso una maggiore trasparenza della catena di approvvigionamento. Servono scelte, che possono anche essere personali. Gli autori della pubblicazione fanno l’esempio di Fairphone, uno smartphone ‘etico’ perché realizzato con minerali che provengono da miniere che non sono controllate dai signori della guerra e da lavoratori ai quali vengono garantiti tutti i diritti sindacali
- Diffondere sempre più i principi di circolarità alla massa, con azioni e iniziative che possano coinvolgere un numero sempre più alto di persone che possono vedere le città circolari come reali alternative a quelle attuali
- Rivedere i sistemi fiscali per riequilibrare il consumo di nuove merci che andrebbero tassate di più rispetto a quelle provenienti dal riciclo. Una misura annunciata dal governo svedese che si spera venga messa in pratica, anche altrove
- Aumentare gli investimenti a tutte quelle startup e iniziative che puntano allo sviluppo di prodotti e servizi ispirati ai principi di circolarità.
- Creare degli standard che garantiscano qualità e sicurezza per prodotti riciclati e servizi di condivisione.
Un’economia basata su riuso e riciclo
Si parte dalle città, dicevamo. Ed è di iniziative locali che il saggio si occupa, citando due esempi in suolo britannico che rappresentano al meglio l’evoluzione necessaria verso un modello economico più sostenibile. La “Library of things“ e la “Waste House” dimostrano perfettamente come da un lato il riuso di oggetti, ovvero il prestito, possa diventare un modello di business e dall’altro come si possa passare da un’edilizia energivora a una basata esclusivamente sul riciclo di materiali e come l’educazione in tal senso giochi un ruolo fondamentale.
Library of Things: niente si acquista, tutto si presta
Fino a pochi anni fa il concetto di prestito era relegato alla pratica di prendere dei libri in biblioteca. Non è un caso quindi che il luogo dove si scambiano oggetti di vario tipo abbia preso il nome di Library. La Biblioteca delle Cose di Londra parte da un’evidenza: quanti sono gli oggetti che siamo costretti ad acquistare ma che abbiamo utilizzato una o poche altre volte e che molto probabilmente non useremo mai più? Tanti. Così come sono tanti gli oggetti che usiamo raramente, soltanto in particolari periodi dell’anno. Pensiamo alle attrezzature per il campeggio, a quelli per il giardinaggio e a qualsiasi strumento per il fai-da-te. Non vale la pena affittarli? La ‘Library of Things’ fa questo: propone il prestito di una serie di oggetti e utensili a un prezzo modico. Dopo una serie di aperture-test provvisorie la biblioteca delle cose londinese, grazie anche a donazioni e crowfunding, ha trovato una casa stabile, un vecchio container che è stato riqualificato a regola d’arte.
Oltre a dare oggetti in prestito, la biblioteca ha iniziato anche ad offrire servizi, come workshop dedicati al fai-da-te e all’hobbistica, per imparare ad utilizzare al meglio gli strumenti che possono essere affittati. Gestita da un’associazione non profit, la Biblioteca delle cose è un progetto comunitario, che si avvale dell’aiuto di volontari e che punta ad essere un luogo di riferimento per gli abitanti del quartiere e anche dell’intera città.
The Waste House: come costruire con i rifiuti
Costruire utilizzando quasi esclusivamente i rifiuti è possibile. Lo dimostra la Waste House, realizzata nel campus dell’Università di Brighton sulla base dell’ idea dell’architetto e professore Duncan Baker-Brown dello studio BBM. Per le fondazioni è stato usato il granulato di scarto prodotto dall’altoforno, per la struttura portante sono state reimpiegate e la struttura travi e assi in legno dismesse dai vicini cantieri, mentre gli involucri sono costituiti da rifiuti inconsueti come spazzolini da denti, custodie DVD, decorazioni natalizie, vecchie VHS e oltre 2 tonnellate di jeans.
Oltre ad essere uno degli edifici più efficienti e a basso impatto ambientali del Regno Unito, la Waste House è attualmente un laboratorio vivente che può essere visitato e dove vengono organizzati workshop rivolti a studenti, professionisti e a chiunque sia interessato a conoscere da vicino le infinite opportunità offerte dal riciclo per il mondo delle costruzioni e del design.
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