Case Green a partire dal 2030: ok definitivo alla direttiva
L’iter di approvazione è stato lungo e combattuto, con tante modifiche volte ad ammorbidire una direttiva che all’inizio ha fatto storcere il naso a tanti: la normativa è però finalmente arrivata al suo ok definitivo, con l’ultimo voto necessario arrivato il 12 aprile al Consiglio UE Ecofin: la direttiva Case Green a partire dal 2030 entrerà in vigore, cambiando il volto della nuova edilizia europea come degli edifici già presenti; anzi, in realtà questa direttiva volta a restituire un’architettura più sostenibile, per ridurre l’impatto ambientale del settore, porterà a grandi cambiamenti già a partire da domani, poiché ci sono tanti passi da fare per farsi trovare pronti al “via” ufficiale del 2030. Ma vediamo in che modo la direttiva Case Green a partire dal 2030 muterà il modo di guardare al mondo delle riqualificazioni e delle nuove costruzioni.
La posizione italiana sulla direttiva Case Green
L’11 aprile, al penultimo passaggio della direttiva Case Green presso il Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati Membri dell’UE (Coreper), l’unanimità era stata raggiunta, con il voto positivo di tutto i membri: questo è potuto accadere grazie ai tanti cambiamenti che la proposta ha dovuto subire nel suo lungo percorso, iniziato nel dicembre del 2021. Di certo è stato comunque un buon risultato, poiché il voto positivo da parte dei Paesi scettici – come per esempio l’Italia – non era da dare per scontato: a far cambiare idea a questi Stati è stata per l’appunto la maggiore flessibilità introdotta rispetto alla più “dura” (e più efficace per combattere i cambiamenti climatici) linea iniziale. Non stupisce quindi troppo che, con l’ultima votazione del 12 aprile, l’Italia abbia deciso invece di votare invece contro, per rilanciare e sottolineare la sua antipatia di fondo per questa direttiva, battezzata in modo sprezzante come “patrimoniale europea” dal governo. Ma cosa cambierà con l’entrata in vigore di Case Green a partire dal 2030?
Case Green a partire dal 2030: cosa succede agli edifici
L’obiettivo a lungo termine dietro a questo intervento europeo è quello di avere un patrimonio immobiliare a zero emissioni entro il 2050. Oggi siamo lontanissimi da questo traguardo: attualmente circa il 35% degli edifici dell’Unione Europea ha un’età superiore ai 50 anni; il 75% del parco immobiliare risulta inefficiente dal punto di vista energetico. In questo scenario i miglioramenti sono pochi, con un tasso medio annuo di rinnovamento energetico fermo all’1% circa. Lì dove non sono arrivati i bonus edilizi, insomma, vuole arrivare la direttiva Case Green a partire dal 2030, con una riduzione forzata dei consumi medi del 16%. Questo è il traguardo comune sia per gli edifici residenziali che per quelli non residenziali. Negli anni seguenti invece il ritmo della transizione energetica per questi due mondi sarà diverso, con gli edifici residenziali che dovranno ridurre i consumi medi di energia del 20-22% entro il 2035, laddove invece per i non residenziali è stata fissata la soglia minima del 26% entro il 2033. Ogni Stato ha la possibilità di “ritagliare” delle categorie speciali, andando per esempio a introdurre delle esenzioni per edifici storici, case vacanza e via dicendo.
Edifici a emissioni zero dal 2028 e 2030
Visto cosa accadrà in media al patrimonio edilizio con la direttiva Case Green a partire dal 2030, vediamo come la nuova Energy Performance of Buildings Directive (EPBD) impatterà sulle nuove costruzioni. Per gli edifici di proprietà pubblica il cambio di passo ci sarà già nel 2028: a partire da quell’anno tutte le nuove costruzioni dovranno vantare emissioni zero da combustibili fossili; per quanto riguarda invece gli edifici privati, l’obbligo di emissioni zero da combustibili fossili verrà introdotto nel 2030.
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