Cambiamento climatico, inquinare meno non basta: ecco i filtri per la cattura della CO2
Per arrestare il cambiamento climatico in corso dobbiamo adottare una mobilità più sostenibile, chiudere le centrali di carbone, convertirci alle sole rinnovabili, efficientare i modelli produttivi, insomma, dobbiamo emettere molta meno CO2. Ma per rispettare quanto stabilito a Parigi nel dicembre del 2015 alla Cop21, tagliare le emissioni di anidride carbonica non sarà sufficiente. No, per restare entro i 2 gradi centigradi di aumento delle temperature è necessaria anche la cattura della CO2 in eccesso nell’atmosfera. Certo, si devono fare tutti gli sforzi necessari per tagliare le emissioni, ma i modelli climatici elaborati negli ultimi anni ripresentano sempre e comunque i medesimi scenari: per rispettare gli impegni presi a Parigi, entro la fine del secolo sarà indispensabile rimuovere centinaia di miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Lo scienziato Phil Williamson dell’Università dell’East Anglia nel 2016 ha quantificato che la cattura della CO2 entro il 2100 dovrà raggiungere i 600 miliardi di tonnellate.
Negative emissions technologies
Insomma, mentre ovunque nel mondo ricercatori, politici e industriali parlano della necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica, c’è anche chi sta pensando nel concreto a dei metodi efficienti per la cattura della CO2, in quanto nemmeno i più tenaci sforzi nel ridurre l’inquinamento potrebbero portare ad un’atmosfera sufficientemente pulita per arrestare il cambiamento climatico: in quel senso, infatti, è già troppo tardi. Alcuni studiosi si sono quindi messi all’opera per sviluppare le cosiddette ‘negative emissions technologies’ (NETs), ovvero delle tecnologie pensate appositamente per la cattura della CO2 dall’atmosfera. Tra i progetti più interessanti su scala mondiale v’è senza dubbio quello della compagnia svizzera Climeworks, la quale il mese scorso ha inaugurato il proprio sbalorditivo impianto per il filtraggio dell’aria. Ma come funziona un sistema per la cattura della CO2?
Il funzionamento di un sistema per la cattura della CO2
Quella proposta dagli ingegneri di Climeworks è di fatto una parete di enormi filtri per l’aria, i quali prima catturano e poi accumulano l’anidride carbonica sotto forma di gas. Quindi Climeworks non è solo la prima azienda al mondo a portare sul mercato una tecnologia di questo tipo pensata per la cattura della CO2; è anche la prima realtà a pensare ad un metodo per il riutilizzo – o la rivendita di – di anidride carbonica. Vi state forse domandando a chi può servire dell’anidride carbonica in più? Beh, agli agricoltori, per esempio. Proprio così: nelle serre in cui vengono coltivate verdure e piccoli frutti il vero fattore limitante è dato dalla bassa concentrazione di CO2. Se infatti in una serra poco ventilata la concentrazione di anidride carbonica può raggiungere le 130 ppm, nell’atmosfera esterna la concentrazione è mediamente di 300/350 ppm. Il problema è che, insieme alla temperatura, alla luce, ai nutrienti e all’umidità, l’anidride carbonica è fondamentale per il processo di fotosintesi. Insomma: a livelli troppo bassi di CO2, la crescita delle piante arriva praticamente a fermasi. Per questo, dunque, un sistema per la cattura della CO2 come quello di Climeworks può anche puntare a rivendere quanto raccolto: non a caso, l’impianto in questione è stato installato non lontano da delle serre agricole che possono approfittare di queste anidride carbonica in più.
900 tonnellate di anidride carbonica all’anno
Il primo impianto installato dalla Climeworks per la cattura della CO2 è in grado di rimuovere dall’aria circa 900 tonnellate all’anno: complessivamente è costituito da 18 collettori, i quali risucchiano all’interno l’aria che viene poi passata in uno speciale filtro, che permette così di separare l’anidride carbonica e di immagazzinarla. Quando un filtro è saturo, questo viene riscaldato a 100 gradi centigradi, così da causare il distaccamento dell’anidride carbonica sotto forma di gas. Nel caso specifico, l’impianto è stato montato alla sommità di in impianto inceneritore; l’80% dell’energia necessaria per azionare i 18 collettori installati sul tetto proviene direttamente dalla conversione del calore in eccesso generato nella struttura sottostante.
Catturare l’1% dell’anidride carbonica a livello globale entro il 2025
Come ha spiegato Christoph Gebald, co-fondatore di Climeworks, «le tecnologie modulari per la cattura della CO2 sono cruciali se vogliamo davvero restare sotto il limite dei due gradi centigradi stabilito dalla comunità internazionale». Tra ingegneri, chimici e business manager sono più di 40 gli esperti che hanno reso possibile l’avvio di Climeworks, ma è solo l’inizio: l’obiettivo della compagnia svizzera è infatti quello di filtrare ben l’1% dell’anidride carbonica a livello mondiale entro il 2025. Un traguardo ambizioso, che ad oggi sembra molto difficile, ma è proprio per convincere anche i più scettici che è stato installato il primo impianto. Certo, per raggiungere il loro scopo di catturare l’1% delle emissioni di anidride carbonica a livello mondiale entro il 2025 dovranno installare circa 249.000 filtri. Questo, insomma, è uno dei metodi più promettenti per la cattura della CO2: ce ne sono altri, più o meno originali, come piantare alberi sul larga scala, aumentare il fitoplancton e sì, persino trattare le nuvole per generare della pioggia alcalina: staremo a vedere.
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