Il buco dell’ozono e quello che l’uomo può fare per guarirlo
Quello del buco dell’ozono è uno dei primi problemi green che abbiamo conosciuto. Ci spieghiamo meglio: abbiamo iniziato a capire che la Terra stava lentamente soccombendo sotto la mano dell’uomo quando l’attenzione sociale ha iniziato a posarsi sul buco dell’ozono. Si tratta di un argomento che ormai diamo per scontato ma che è probabilmente la causa di molti altri problemi a cui oggi diamo maggiore risalto e che gestiamo con più attenzione. Già due anni fa, sulle pagine di green.it lanciavamo un allarme: Il buco dell’ozono sta cambiando il nostro ecosistema. L’allarme era stato lanciato da un team di ricerca australiano che affermava che il buco dell’ozono sopra al Polo Sud non solo restava di dimensioni invariate, ma per di più sta sconvolgendo l’intero ecosistema del pianeta attraverso l’Antartide, il Sud America e la stessa Australia.
Il buco dell’ozono oggi
Oggi non ci sono notizie sconvolgenti (in senso positivo, si intende) da aggiungere sulla questione, però c’è una novità che sul lungo periodo potrebbe interessarci e soprattutto potrebbe avere la capacità di cambiare noi e il nostro stile di vita. Secondo il Goddard Space Flight Center della NASA , gli scienziati avrebbero per la prima volta trovato una prova reale e tangibile che il ridimensionamento del buco dell’ozono sia attribuibile all’azione umana. Scoperta che tradotta in termini pratici significherebbe che l’uomo con il suo comportamento e con le sue azioni può influire sull’allargamento e sul restringimento del buco dell’ozono.
Cosa succede esattamente?
Ogni settembre, il buco dell’ozono antartico si forma dopo che i raggi del sole catalizzano i cicli di distruzione dell’ozono. Questi cicli coinvolgono cloro e bromo, che provengono per lo più da sostanze chimiche prodotte dal cloro chiamate clorofluorocarburi e che sono state bandite nel 1996. Le ricerche precedenti sull’ozono si sono concentrate sulla dimensione del buco, mentre il team del Goddard Space Flight Center della Nasa si è concentrato sull’effettiva misurazione chimica presente all’interno del buco dell’ozono.
Cambiamento epocale tra il 2005 e oggi
Utilizzando il Microwave Limb Sounder a bordo del satellite Aura, i ricercatori sono stati in grado di misurare l’acido cloridrico che viene creato quando il cloro, dopo aver distrutto quasi tutto l’ozono disponibile, reagisce con il metano e in questo modo hanno concluso che i livelli di cloro diminuiscono dello 0,8% ogni anno e soprattutto hanno rilevato una diminuzione del 20% nella riduzione del buco dell’ozono nell’inverno antartico rispetto a quella del 2005.
Grazie alla mano umana…
Due anni dopo la scoperta del buco dell’Antartide nel 1985, molte nazioni firmarono il Protocollo di Montreal sulle sostanze che riducono lo strato di ozono, una serie di regolamenti che agirono contro i composti che impoverivano l’ozono. Successivamente, furono aggiunti al protocollo emendamenti per eliminare completamente la produzione delle componenti chimiche che contribuivano a un costante e rapido allargamento del buco. “Il calo del 20 percento è molto vicino a quello che il nostro modello prevede. Questo ci dà la sicurezza che la diminuzione della riduzione dell’ozono fino a metà settembre mostrata dai nostri dati è dovuta al calo dei livelli di cloro”. Sono le parole rilasciate in un comunicato stampa da Susan Strahan, autore principale dello studio e tra gli scienziati atmosferici che lavorano per il GSFC.
Queste recenti scoperte sulla dimensione del buco dell’ozono ricordano che un’azione significativa può avere un impatto significativo. I cambiamenti climatici possono sembrare un problema troppo massiccio per affrontare realisticamente, ma se siamo in grado di ridurre l’impoverimento dell’ozono in Antartide attraverso la misura relativamente semplice dell’eliminazione dei livelli di cloro non si può dire cos’altro potremmo ottenere nei prossimi anni attraverso una gestione attenta e oculata delle nostre vite.
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