Nel 2024 buco dell’ozono è in ritardo: ecco perché
L’arrivo del treno, un amico con cui si ha un appuntamento, l’inizio di uno spettacolo: ci sono tante cose che possono essere in ritardo, e che anzi molto spesso lo sono. Di qualche minuto, talvolta persino di un’ora o più. Ebbene, quest’anno il buco dell’ozono in ritardo. Come si spiega questo differimento dell’assottigliamento ciclico dell’ozonosfera? E, giacché si parla del buco dell’ozono e del suo evolversi del tempo, quando questo fenomeno dovrebbe scomparire del tutto, con l’ozonosfera a tornare cioè com’era prima dell’epoca industriale? Cerchiamo di rispondere a entrambe le domande.
Il buco dell’ozono, in sintesi
Prima di capire quanto, come e perché nel 2024 il buco dell’ozono è in ritardo rispetto agli anni scorsi, è bene ripassare velocemente cos’è questo fenomeno e da cosa è dovuto. Se ne parla come è noto fin dagli anni Settanta, a indicare quell’assottigliamento ciclico dell’ozonosfera causato dall’utilizzo massiccio di sostanze chimiche denominate CFC, usate principalmente come refrigeranti. Tante delle sostanze responsabili del buco dell’ozono sono state nel tempo bandite – il riferimento va alle ODS, ozone depleting substances – proprio per riparare al danno. Quest’ultimo prende la forma non di un buco, quanto invece di un grande assottigliamento dell’ozonosfera a livello dell’Antartide, ogni anno, durante la primavera australe (e quindi durante il nostro autunno). Nel momento in cui lo spessore dell’ozonosfera viene meno, la protezione dai raggi UV è ridotta: si parla dell’impoverimento del fitoplancton, di tumori alla pelle, di danneggiamento del DNA, di minacce per la produzione agricola, di problemi alla vista, e via dicendo. Per questo motivo, nel 1987, con il Protocollo di Montreal si stabilirono delle regole per contenere i danni da CFC, HFC e altre sostanze responsabili del buco dell’ozono.
Perché il buco dell’ozono è in ritardo
Come comunicato da Copernicus, il servizio europeo di monitoraggio atmosferico, quest’anno il buco dell’ozono è in ritardo. Come detto, in condizioni normali il fenomeno prende vita nel nostro autunno: inizia a formarsi tra la metà e la fine di agosto, per chiudersi verso la fine di novembre. Ebbene, nel 2024 lo sviluppo del buco dell’ozono è iniziato con grande ritardo, a settembre. Per quale motivo? Tutto sarebbe da ricondurre secondo gli scienziati a delle interruzioni del vortice polare, a loro volta causate da degli episodi eccezionali di riscaldamento stratosferico registrati a luglio. Stando ai dati satellitari, il 13 settembre l’area del buco dell’ozono era di 18,48 milioni di chilometri quadrati; l’anno scorso nello stesso periodo si parlava di 26 milioni di chilometri quadrati. Va peraltro detto che ci sono anche altri fattori che possono influenzare non solo le tempistiche, ma anche la grandezza dell’assottigliamento dell’ozonosfera. Prorpio l’anno scorso il buco dell’ozono fu eccezionalmente grande per via dell’esplosione del vulcano Hunga Tonga nel gennaio del 2022, che aveva dato il via a diverse ripercussioni nel tempo.
Quando si chiuderà il buco dell’ozono?
Come si è visto, con il Protocollo di Montreal si è avviata la stabilizzazione del buco dell’ozono, nonché la sua progressiva “chiusura” (per quanto come visto non si parli di una vera e propria apertura nell’ozonosfera). Senza questi accordi internazionali, probabilmente il solo assottigliamento dell’ozonosfera avrebbe causato un aumento delle temperature medie globali di 2 gradi rispetto all’epoca preindustriale. Detto questo, si calcola che entro il 2070 la situazione dell’ozonosfera tornerà a essere come quella del 1980. La NASA, da parte sua, parla di “decenni” per tornare a una situazione uguale a quella preindustriale.
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