Il Brasile è il primo grande paese a ratificare l’accordo sul clima
La Cop21 è stata solo il primo passo
Sono passati alcuni mesi da quando l’accordo sul clima di Parigi è stato firmato. Tante, tantissime le speranze, ma, come ha sottolineato Alfredo Sirkis – giornalista e membro del Congresso di Rio de Janeiro – in un pezzo su Climaterealityproject.org, firmare il documento della Cop 21 di fronte all’Onu è stato solo il primo passo di un percorso molto lungo. Ratificarlo davanti ai singoli parlamenti, invece, è tutta un’altra cosa, un salto cruciale che nessuno dei big ha ancora compiuto
Il progetto di Al Gore
Il Climate Reality Project è stato fondato nel 2006 da Al Gore, già premio Nobel per la Pace e vicepresidente degli Stati Uniti durante l’amministrazione Bill Clinton. All’organizzazione partecipano leader culturali, scienziati, giornalisti, commercianti, tantissime figure diverse che lavorano insieme giorno dopo giorno per trovare una soluzione concreta alla crisi climatica e ambientale. Ed è proprio sulle pagine del sito ufficiale del progetto che Alfredo Sirkis ha voluto sottolineare l’importanza del passo che il Brasile sta intraprendendo: lo stato sudamericano è infatti molto vicino ad essere la prima grande economia ad integrare l’accordo uscito dalla Cop21.
Il buon esempio di 55 Paesi
Perché i propositi della Cop21 diventino realtà, come afferma Sirkis, occorre questo venga approvato formalmente «da almeno quei 55 Paesi che insieme producono almeno il 55% delle emissioni globali di gas serra». E affinché tutto questo accada, è necessario che le maggiori economie mondiali – nonché le più inquinanti – facciano la loro mossa, così da dare il buon esempio ed ergersi come modello da seguire.
L’influenza di Rio de Janeiro
Tutti i partiti del congresso brasiliano – di sinistra, di destra e di centro – hanno riconosciuto senza alcuna remora la centralità del cambiamento climatico, e hanno capito che lo strumento migliore per batterlo è l’accordo di Parigi. Non è una cosa da poco, proprio perché il Brasile è il settimo produttore di gas serra nel mondo. E se è vero che le sue emissioni rappresentano solo il 3% di quelle globali, è anche vero che l’influenza politica e diplomatica brasiliana, soprattutto sul resto dell’America Latina e in generale sui paesi in via di sviluppo, è enorme. In questo modo, dunque, il Brasile sta disegnando un modello che altri paesi seguiranno a ruota, o almeno così auspica Sirkis.
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