Bottiglie biodegradabili: come realizzarle da scarti di olive e canna da zucchero?
È possibile realizzare bottiglie biodegradabili a partire dai noccioli di olive o dalla canna di zucchero? L’ingegnere francese Nicolas Moufflet lo ha fatto, creando bottiglie biodegradabili al 100%, destinate soprattutto al mercato alimentare.
Come avviene la fabbricazione delle bottiglie biodegradabili?
A parte gli ingredienti principali delle bottiglie vegetali prodotte nel laboratorio di Nicolais Moufflet che sono noti e sono, come si è detto, principalmente gli scarti di olive e la canna da zucchero, in base al tipo di destinazione finale del prodotto, gli altri dettagli sulla ricetta, che permettono all’ingegnere di realizzare i suoi campioni di bottiglie vegetali e completamente biodegradabili, restano avvolti dal segreto professionale.
Visitare il suo laboratorio, poi, non aiuta a scoprire dettagli in più.
Nel laboratorio si notano, infatti, solo centinaia di campioni di zucchero che si apprestano ad essere inseriti in un macchinario a forma di cubo, per poi essere lavorati. Nello specifico, i campioni vengono riscaldati all’interno di un forno e poi sono indirizzati ad uno stampo, dove sono forgiati nelle forme richieste, così da ottenere bottiglie che siano vegetali al 100%. Delle fasi intermedie di lavorazione, però, come abbiamo visto, non si sa nulla.
Ciò che invece è certo è che, fino a questo momento, l’azienda ha realizzato oltre 2 milioni di bottiglie biodegradabili.
Bottiglie biodegradabili, il primo esperimento fatto nel 2008 in Italia
L’ingegner Moufflet non è stato il primo al mondo a realizzare e brevettare una forma di bottiglia naturale e biodegradabile. Anche se forse è stato il primo a creare una bottiglia biodegradabile al 100%.
Un esperimento era stato già fatto, infatti, nel 2008 in Italia. In quell’anno, l’azienda italiana Sant’Anna, in collaborazione con Ingeo™, aveva rivoluzionato il mondo delle bottiglie in plastica, introducendo le Bio Bottle, bottiglie ricavate dalla fermentazione degli zuccheri presenti nelle piante, invece che dalla lavorazione del petrolio. Nello specifico, particolari batteri sono nutriti con il destrosio ricavato dall’amido di mais, che si trasformava in questo modo in modo chimico in altre sostanze che polimerizzano e creano il materiale biodegradabile, idoneo a realizzare bottiglie per contenere acqua minerale.
Queste bottiglie sono completamente biodegradabili, ad eccezione del tappo, da conferire nella raccolta differenziata della plastica. Il tempo di smaltimento per questo tipo di imballaggio è di 80 giorni.
Un altro tipo di bio bottle è invece realizzato in Nuova Zelanda, in uno stabilimiento in cui ad essere realizzate sono non solo bottiglie biodegradabili ma un’intera gamma di flaconi, ideali per il packaging di una serie di prodotti.
A quale mercato sono destinate le bottiglie biodegradabili di produzione francese?
Le bottiglie biodegradabili costituiscono sicuramente un modo per avere degli imballaggi green ed ecosostenibili, con un’impronta ecologica quasi pari a zero. Un altro vantaggio è il reimpiego dei materiali, poiché soprattutto gli scarti di oliva non avrebbero destino diverso dalla spazzatura.
Le bottiglie prodotte nel laboratorio dell’ingegner Moufflet sono destinate soprattutto alle industrie di prodotti biologici che, per una questione di coerenza, preferiscono confezionare i propri prodotti con imballaggi bio, invece che con la plastica.
Sempre per un discorso di coerenza, le bottiglie prodotte con i noccioli di oliva sono destinate soprattutto a contenere olio d’oliva, così da dare all’utente la possibilità di consumare un prodotto biologico e naturale al 100%.
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