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Botti di fine anno, inquinamento e animali: i dati

I botti di fine anno inquinano. Basti pensare al fatto che, stando ai dati dell’annuario delle emissioni Inemar redatto da Arpa, i fuochi d’artificio sono i diretti responsabili di circa il 6% delle Pm10 presenti in città. No, non durante la sola notte di Capodanno: durante l’intero anno.

Si capisce quindi che le conseguenze dell’uso dei botti di fine anno sono effettivamente negative sotto diversi punti di vista. Si pensi ai feriti che ogni anno affollano le strutture ospedaliere, si pensi all’alto livello di inquinamento, nonché ovviamente ai traumi che i botti di fine anno possono comportare per gli animali, domestici come selvatici.

Botti di fine anno e inquinamento: l’esempio di Napoli (e di Milano)

Napoli è tradizionalmente una delle città italiane che più delle altre fanno uso dei botti di fine anno. E così è stato anche per il Capodanno 2022, nonostante il divieto posto in essere dall’amministrazione locale. Parliamo di un’usanza estremamente difficile da estirpare, pur di fronte a dei dati effettivamente spaventosi sull’inquinamento provocato. Durante la notte di Capodanno si possono raggiungere fino a 1.000 microgrammi di polveri sottili per metro cubo, laddove il normale limite giornaliero è posto a 50 microgrammi.

Va peraltro sottolineato che con i fuochi d’artificio, accanto alle polveri sottili, vengono liberate anche parecchie diossine, ovvero sostanze potenzialmente cancerogene. Uno studio della Confederation of european waste-to-energy plants afferma che i fuochi d’artificio di una sola città possono arrivare a produrre emissioni nocive pari a quelle delle attività annuali di 120 inceneritori di rifiuti.

Come ha spiegato Arpac riferendosi ai botti di Capodanno e del giorno successivo, «in quasi tutto l’agglomerato Napoli-Caserta e in numerose stazioni del resto della regione si è comunque superato il limite massimo giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo, trend continuato anche nella giornata di ieri. Pertanto molte località si trovano così ad aver già realizzato, in soli 2 giorni, 2 dei 35 superamenti giornalieri che la legge fissa come massimo annuo a tutela della salute.

Questa situazione risente in modo decisivo delle condizioni meteorologiche e, in particolare, della marcata stabilità atmosferica con ventilazione debole o assente e condizioni di inversione termica, che hanno confinato gli inquinanti nei bassi strati impedendone la dispersione e favorendone invece l’accumulo e la persistenza».

Anche altre città affrontano le stesse conseguenze dell’uso di botti per festeggiare l’anno nuovo. A Milano, il 2 gennaio, la media di PM10 è stata di 66 microgrammi per metro cubo, ben oltre il limite giornaliero posto a 50; a Capodanno è stata raggiunta invece la concentrazione di 90,6 microgrammi.

Fuochi d’artificio, non solo inquinamento: le conseguenze sugli animali

Le principali vittime dei botti di fine anno sono, come è noto, gli animali, sia domestici che selvatici. Si parla infatti di animali che, spaventati dai fuochi d’artificio, scappano nell’oscurità della notte, finendo così vittime di scontri, di investimenti e via dicendo.  

L’AIDA, l’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente, il 3 gennaio ha affermato di aver raccolto dati relativi ad almeno 400 animali morti confermati, numero che però veniva definito come “provvisorio e in aumento”. Come ha spiegato il presidente di AIDAA Lorenzo Croce, «ci auguriamo che non vengano confermati i dati del dossier del WWF di qualche anno fa che parlano addirittura di 5.000 animali che perdono la vita ogni anno a causa dei botti di capodanno».

Una cosa è certa: è impossibile sapere qual è il numero reale delle vittime dei fuochi d’artificio. Si pensi per esempio ai tanti uccelli che, terrorizzati dai botti, finiscono per lasciare il proprio rifugio notturno per volare nel buio, con un altissimo rischio di sbattere fatalmente contro alberi o edifici.