Biodiversità, l’alternativa ai pesticidi in agricoltura
Infestanti, pesticidi e riscaldamento globale
L’espansione degli infestanti, causata dal surriscaldamento globale, può essere fermata con il biologico. Lo dimostrano recenti studi scientifici sulla biodiversità in agricoltura e un progetto di mappatura GIS svolto da ricercatori in collaborazione con gli agricoltori.
Secondo una ricerca delle Università di Exeter e Oxford, funghi, insetti o batteri contaminanti si stanno diffondendo ad una velocità di 3 km all’anno verso le zone artiche, a causa del surriscaldamento mondiale. Un esempio è la dorifora (Leptinotarsa decemlineata, parassita delle Solanaceae tra cui patata, melanzana e peperone) che in Europa si sta spostando verso Finlandia e Norvegia.
Finora i pesticidi sono stati la soluzione più usata dagli agricoltori su larga scala causando però il graduale aumento del riscaldamento globale e dell’inquinamento, oltre alla diffusione degli organismi dannosi per l’agricoltura.
Le fragole della California
Lo dimostra il caso delle fragole, produzione di punta a 150 km a sud di San Francisco (California, USA). Qui la fragola nel 2014 ha prodotto un fatturato di oltre 2 miliardi di Dollari, paragonabile all’olio d’oliva per il mercato italiano (con un fatturato di 3 miliardi di Euro nel 2015, secondo una ricerca della Coldiretti.
I produttori californiani di fragole hanno fatto largo utilizzo di antiparassitari ma alla fine del 2016 il metil-bromuro, il pesticida più usato, è stato ritirato a causa della sua tossicità per l’uomo e per l’ambiente, dopo un aspro dibattito durato quasi trent’anni. Infatti già nel 1987 il Protocollo di Montreal ha ordinato il suo graduale abbandono ma i coltivatori californiani hanno continuato ad usarlo grazie alle esenzioni governative. Il ritiro totale ha mandato in crisi gli agricoltori che non hanno trovato alternative efficaci ma sostenibili, come dimostra lo studio della dott.ssa Julie Guthman dell’Università di California Santa Cruz.
La biodiversità in agricoltura
E’ quindi possibile abbattere gli infestanti senza danni per la salute umana ed ambientale? Si, secondo l’agricoltore Javier Zamora: “Solitamente dopo il raccolto pianto broccoli per i tre anni successivi – e mai patate, pomodori o melanzane –”. La rotazione delle colture non ha eliminato le malattie infestanti ma sono più facili da controllare, spiega. Zamora adotta anche la coltivazione intercalare (ossia la coltivazione di piante a rapida crescita tra due colture principali) piantando tagete e fiori perenni, come la lavanda.
Il metodo sembra efficace, visto che la sua JSM Organic Farms è passata dai 6.000 m2 a 400.000 m2 di terreno coltivato in solo 5 anni. Zamora è un agricoltore biologico e fa parte dell’Agriculture and Land-based Training Association. Il suo successo lo attribuisce all’attenta pianificazione delle colture e alla cura della salute del terreno.
La “filo-genetica”
Mentre Zamora applica i principi della biodiversità, il dott. David Gonthier, Assistant Professor all’Università del Kentucky, ha analizzato decine di casi di aziende agricole biologiche. Il dott. Gonthier è certo che la biodiversità sia uno strumento efficace ma gli studi sono scarsi e su piccoli appezzamenti. Ha così sviluppato una nuova metodologia, insieme ai colleghi delle Università di California Berkeley e di Santa Cruz: la ricerca compartecipata tra scienziati e coltivatori attraverso la mappatura GIS (ossia con un sistema progettato per ricevere, analizzare e rappresentare dati di tipo geografico) di 27 aziende agricole biologiche.
Grazie a questo metodo, il dott. Gonthier ha ideato la “phylogenetics” (che si potrebbe tradurre come “filo-genetica”), una teoria di relazione evolutiva delle colture secondo cui “maggiore è la distanza genetica tra le piante e minore è la possibilità che vengano attaccate dalla stessa malattia”, spiega. Ma quanto devono essere distanti geneticamente le piante?
Le caratteristiche della “filo-genetica”
Secondo gli studi degli ecologi Greg Gilbert e Ingrid Parker dell’Università della California Santa Cruz,le colture con maggior concentrazione di piante geneticamente distanti (o con maggior distanza filo-genetica) hanno minor probabilità di essere attaccate dagli stessi infestanti. Il dott. Gonthier ha applicato il loro metodo su larga scala, collaborando con gli imprenditori agricoli.
Ciò ha permesso non solo agli agricoltori di abbattere le malattie adottando una strategia efficace e sostenibile ma anche un dialogo tra ricercatori e coltivatori sulle colture di nicchia. “Incoraggiare la biodiversità promuove una maggior varietà agricola e sicurezza alimentare contribuendo a ridurre l’inquinamento del terreno, dei bacini idrici e delle comunità rurali”, dice il dott. Gonthier. “Questo aumenta la resistenza al cambiamento climatico e riduce il surriscaldamento globale”.
Di sicuro il biologico è una scelta radicale: la conversione necessita di un periodo-cuscinetto di tre anni e senza che gli agricoltori ricevano i maggiori margini di guadagno che permette il biologico. Inoltre in alcune zone, come quella delle fragole californiane, la terra coltivabile è scarsa e costosa.
La sostenibilità del biologico
Il dott. Gonthier sottolinea come la monocoltura sia frutto delle politiche economiche del settore agricolo. Mentre lui continua a collaborare con scienziati e agricoltori per abbattere queste barriere, a noi resta la riflessione sul valore etico del biologico. È una scelta sostenibile che permette un decisivo cambiamento dei nostri stili di vita e un maggior rispetto per la Terra, che con la biodiversità ci racconta storie affascinanti.
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