Quel tesoro delle batterie al litio usate
L’elettrificazione è al centro della transizione energetica necessaria per rallentare e fermare i cambiamenti climatici. Questo perché la via scelta per abbandonare finalmente l’utilizzo di combustibili fossili come petrolio, carbone e gas, è quella di utilizzare energia elettrica prodotta principalmente da impianti fotovoltaici, impianti eolici, impianti idroelettrici e via dicendo (con l’idrogeno che, per ora, ha una parte decisamente minoritaria). Appoggiarsi all’elettricità, però, vuol dire in molti casi aver bisogno di “serbatoi” portatili di energia: è quel che accade per esempio con le automobili elettriche e con le e-bike. Ma va detto che anche gli impianti di energia rinnovabile domestica, come per esempio quelli fotovoltaici, possono avere bisogno di accumulatori. Se ne desume quindi che nei prossimi anni aumenterà sempre di più la richiesta di batterie al litio, da utilizzare nei più diversi campi. Questi accumulatori non sono però eterni. In media per le automobili si parla di una durata di circa 15 anni, tendenzialmente doppia – o quasi – rispetto al periodo coperto dalla garanzia. Ma cosa fare nel momento in cui le batteria al litio usate non sono più performanti? Vediamo quanto è importante avviare una filiera dedicata esclusivamente al riciclo delle batterie al litio esauste.
Cosa fare con le batterie al litio usate
Abbiamo già visto che diverse tecnologie legate alla transizione energetica potranno definirsi effettivamente sostenibili solo nel momento in cui si potrà contare su un effettivo e capillare sistema per il riciclaggio dei dispositivi usati: è questo per esempio il caso del riciclo dei pannelli fotovoltaici. Lo stesso discorso vale per le batterie, la cui produzione è anzi molto inquinante. A partire dai dati elaborati dal PWC, dal Politecnico di Milano e da Motus E, sappiamo che nel 2050 in Europa i volumi destinati al riciclo nel campo delle batterie saranno di circa 3,4 milioni di tonnellate, per via della sempre maggiore diffusione dei veicoli elettrici (che sarà spinta in modo concreto dal divieto di vendere automobili con motore termico a partire dal 2035).
Dunque, è noto che le batterie che non saranno più sufficientemente efficienti per le automobili elettriche potranno essere usate in altri modi: per lo stoccaggio dell’energia in impianti per la produzione di energia rinnovabile, per il contrasto dei picchi di richiesta energetica, per stabilizzare le reti elettriche, nonché per alimentare mezzi con richieste energetiche minori, come per esempio i traghetti. Solo al termine della loro vita, quando non più utilizzabili in nessun modo, le batterie al litio devono essere disassemblate per recuperare i materiali con cui sono state realizzate.
Una questione di metalli rari
Il riciclo delle batterie al litio usate è importantissimo per diversi motivi: la produzione di questi accumulatori presenta infatti costi ambientali, economici e sociali molto alti, e di fatto non sostenibili. La stessa estrazione del litio ha per esempio un impatto devastante sull’ecosistema circostante. Ma quello è solamente uno degli “ingredienti” delle batterie: ci sono tanti altri metalli rari, i quali spesso vengono estratti in Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, in condizioni di lavoro inimmaginabili. E ancora, la produzione delle batterie è ancora oggi molto costosa, così da spingere verso l’alto il prezzo di acquisto delle automobili elettriche. Da qui dunque si capisce quanto sia importante recuperare ogni singolo metallo presente nelle batterie al litio usate, le quali diventano a loro volta giacimenti di materie prime da sfruttare.
I progetti per il riciclaggio delle batterie al litio in Europa e in Italia
Stanno quindi nascendo i centri di riciclaggio per le batterie al litio usate, spesso dall’incontro di protagonisti dell’industria mineraria e di quelli del settore del riciclo. Un impianto potrebbe per esempio nascere in Sardegna: nel sud dell’isola, a Portovesme, si sta infatti progettando l’apertura di un enorme centro per il riciclo delle batterie agli ioni di litio, che nascerebbe grazie a una joint venture tra la canadese Ly-Cycle e la svizzera Glencore.
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