La situazione delle auto elettriche in Italia 2023
Basta mettersi qualche minuto a lato di un incrocio cittadino nelle ore di punta, e guardare (o sentire) i veicoli che ci passano davanti: le automobili con motore a combustione interna sono ancora la stragrande maggioranza. Anzi, sono ancora molto semplicemente la regola, con i veicoli elettrici che rappresentano ancora una fetta quasi trascurabile del parco auto. E questo appena 12 anni prima dello stop alla vendita delle auto con motori alimentati da combustibili fossili, fissato come è noto per il 2035. Come si sta evolvendo lo scenario negli ultimi mesi? Vediamo qual è la situazione delle auto elettriche in Italia 2023, confrontando i dati italiani con quelli degli altri paesi europei.
Le vendite delle auto elettriche in Italia 2023
L’insinuarsi dell’automobile elettrica nel cuore degli italiani è lento e poco costante. Per meglio capire la situazione delle auto elettriche in Italia 2023 è bene fare prima qualche passo indietro nella storia dei veicoli elettrici, la quale peraltro a è molto breve: possiamo dire che le automobili elettriche in Italia sono diventate “qualcosa” di effettivamente rilevante a livello commerciale circa 6 anni fa, con numeri che sono diventati importanti solo 4 anni fa. Nel 2019, l’ultimo anno “normale” prima dell’emergenza sanitaria, in Italia le automobili elettriche avevano segnato 10.566 immatricolazioni, conquistando una fettina pari allo 0,5% del mercato– Nel 2020, seppure in piena pandemia, le vendite balzano al 2,3%, con 32.538 immatricolazioni. Nel 2021, ancora una crescita, non enorme, ma comunque presente: 67.542 immatricolazioni, il 4,6% del totale. A interrompere questa evoluzione positiva è stato il 2022, che con 49.536 immatricolazioni di auto elettriche ha portato la percentuale al 3,7%. Un passo indietro, che va certo letto tenendo presente la particolarità dei mercati del 2022, la frenata generale dell’automotive e via dicendo. Ma è bene tenere anche presente che a livello europeo i numeri delle auto elettriche nel 2022 sono stati positivi, con il nuovo record di 1,56 milioni di veicolo Bev venduti, con un incremento del 29% rispetto all’anno precedente.
L’anno scorso in Norvegia il 79% delle automobili vendute era elettrico. Lontanissima ma salda è la Svezia al secondo posto, al 33%, seguita dall’Olanda al 23%, dalla Danimarca al 21% e poi dal terzetto di Finlandia, Germania e Svizzera, tutte e tre al 18%. In questo scenario di crescita della mobilità elettrica, pur in un anno difficile, l’Italia è stato l’unico paese a conoscere una contrazione delle vendite di auto elettriche pari allo 0,9% rispetto al 2021.
E per quanto riguarda le vendite delle auto elettriche in Italia nel 2023? Di certo è ancora presto per sapere come andrà l’anno. É però possibile dire che il mese di febbraio è stato assolutamente positivo, con 20.000 immatricolazioni in più rispetto al 2022.
La situazione delle colonnine di ricarica
Come è noto, le vendite delle auto elettriche sono influenzate anche e soprattutto dalla presenza di punti di ricarica lungo la rete stradale nazionale. Non potrebbe essere altrimenti: il numero delle colonnine di ricarica deve essere proporzionato a quello delle automobili elettriche. Com’è la situazione in Italia? A fine 2022 nel paese si contavano 36 mila punti di ricarica. Nel suo complesso, la rete autostradale italiana non ne conta nemmeno 500. A mettere insieme questi numeri è uno studio dell’Osservatorio automotive presentato da Federmeccanica e Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil. Per fare un paragone, in Germania si contano 88 mila colonnine, in Francia 34.400. Commentando il dato italiano, nello studio si spiega che «l’infrastrutturazione per la ricarica avanza velocemente in percentuale, ma rimane lenta in valore assoluto», cosa che ovviamente influenza negativamente le vendite di automobili elettriche in Italia nel 2023. Il presidente di Federmeccanica Federico Visentin ha spiegato che «si deve tornare a parlare di sviluppo, abbiamo bisogno di certezze del quadro normativo e di strumenti utili per affrontare una transizione difficile. Vere politiche industriali devono ancora essere messe in campo in Italia. Ognuno deve fare la sua parte e noi con il sindacato la stiamo facendo».
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