Artico, inverno in ritardo: mai così poco ghiaccio
Preghiamo per l’inverno, ma non solo per sciare
C’è una pubblicità particolarmente azzeccata, di un noto rivenditore di abbigliamento e attrezzatura sportiva, che vediamo un po’ ovunque in questi giorni: ci presenta l’immagine di uno sciatore vestito di tutto punto (giaccone, berretto di lana e occhialoni) che, con le mani giunte, prega per l’arrivo della neve. Desidera cime innevate, impianti di risalita in funzione e adrenaliniche discese con lo snowboard e con gli sci. Insomma, c’è chi prega con fervore per l’arrivo dell’inverno. Questa pubblicità fa un po’ riflettere, soprattutto se comparata alle notizie che ci arrivano su fronte del cambiamento climatico: se gli sportivi invocano l’arrivo della stagione fredda sulle nostre montagne, c’è l’intero mondo ambientalista che prega affinché l‘inverno arrivi in fretta perlomeno al Polo Nord. In un grafico del Danish Meteorological Institute, pubblicato dal Washington Post, si può vedere come intorno alla calotta polare dell’Artico la temperatura negli ultimi giorni sia arrivata ad essere di ben 20 gradi centigradi superiore ai livelli standard stagionali.
La notte polare non sta aiutando l’Artico
Come ha affermato Martin Stendel, del DMI, «la scorsa settimana per alcuni giorni si è superata la soglia degli 0° centigradi: temperature così elevate non sono proprie di questo periodo dell’anno e, a memoria d’uomo, non sono mai state registrate». Insomma, sta andando tutto alla rovescia: ora che, con la notte polare, la superficie del ghiaccio dovrebbe aumentare giorno dopo giorno grazie alla ridotta insolazione, sta succedendo spesso il contrario, con i ghiacci in diminuzione ed un Artico caldissimo. Come dimostra la seguente infografica del DMI, relativa alla metà di novembre, a periodi di crescita della superficie ghiacciata ne seguono altri di stallo se non di diminuzione a livello locale, facendo sì che la superficie di ghiaccio si presenti inferiore persino a quella del 2012, ovvero quella che segnò l’ormai sorpassato record negativo.
Danish Meteorological Institute
I fattori scatenanti: i venti caldi e il cambiamento climatico
Mai prima di quest’anno, in ottobre, l’estensione dei ghiacci artici è stata così bassa: in tutto sono stati calcolati solamente 6,4 milioni di metri quadrati, una superficie inferiore di ben due milioni di chilometri quadrati rispetto alla media. Come ha spiegato al Washington Post Jennifer Francis, della Rutgers University, «è più caldo del normale di circa 20° centigradi nella maggior parte dell’Oceano Artico» aggiungendo che «il calore dell’Artico è il risultato di una combinazione di una bassa estensione del ghiaccio artico, probabilmente molto sottile, e degli effetti delle correnti di aria calda e umida provenienti da latitudini più basse». Ma non sono solamente le temperature dell’aria ad essere incredibilmente alte: anche quelle dell’acqua segnano dei record negativi. Come ha infatti riportato Mark Serreze, del National Snow and Ice Data Center di Boulder, «ci sono alcune aree in cui l’Oceano Artico arriva a 25 gradi Fahrenheit al di sopra della media», una situazione che, secondo lo studioso, è «abbastanza folle». In effetti le ragioni che hanno portato a questo surriscaldamento del tutto anomalo dell’Artico sono molte. La maggior parte degli scienziati è comunque convinta che i principali fattori siano tre: i venti caldi dall’Europa occidentale e dall’Africa, le lunghe ripercussioni di El Niño e, ovviamente, il riscaldamento globale.
Il circolo vizioso del feedback positivo
Va inoltre sottolineato che, se la temperatura media della pianeta è salita di circa un grado centigrado rispetto all’era preindustriale, nelle regioni artiche questo riscaldamento è stato doppiamente più veloce e potente. Questo maggiore impatto del cambiamento climatico sul Circolo Polare Artico viene spiegato dai ricercatori dal fenomeno del feedback positivo. Se infatti i ghiacci riescono a riflettere nello spazio circa l’80% della radiazione solare attraverso l’effetto specchio, nel mare accade esattamente l’opposto: l’80% dell’energia termica, infatti, viene assorbita dall’acqua. Ed è così che si innesca un pericoloso circolo vizioso: minore è l’estensione dei ghiacci, maggiore è la quantità di radiazioni solari che colpiscono il mare artico, il quale a sua volta, riscaldandosi, diminuisce ancora di più la superficie ghiacciata.
Interrompere il trend negativo
Insomma, non c’è da stare tranquilli. Gli scienziati, però ricordano che nella regione artica le temperature possono cambiare rapidamente, permettendo così una ripresa piuttosto veloce del ghiaccio. Negli ultimi giorni, infatti, i venti caldi provenienti dall’Europa e dall’Africa sono cessati: a questo punto si auspica che il circolo vizioso, almeno per quest’anno, possa interrompersi. Come ha commentato Serreze, però, le condizioni attuali potrebbero portare l’Artico a segnare un altro record negativo nei prossimi anni, forse già nel 2017. Del resto, questo è il secondo anno di fila in cui le temperature del Polo Nord sono incredibilmente calde, soprattutto in questa stagione: gli ultimi giorni del 2015 videro infatti un’impennata delle temperature, che portarono parte della calotta di ghiaccio vicina al punto di fusione. Non ci resta dunque che sperare che, con le nuove politiche ambientali che stanno prendendo forma nelle nostre società, questo pericolosissimo trend possa essere interrotto in tempi brevi.
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