L’accelerazione dell’arretramento dei ghiacciai nel 2022
Quest’anno l’attenzione generale verso i ghiacciai alpini italiani è stata particolarmente alta, per via del tragico incidente del luglio scorso, quando un seracco si è staccato costando la vita a 11 persone. Il dramma ha mostrato a tutti quanto l’ambiente montano sia sempre più fragile, per via dei cambiamenti climatici e per la conseguente instabilità dei ghiacciai. Per molti, quindi, la Regina delle Dolomiti è diventata il simbolo dello sconvolgimento climatico in alta montagna. Ma va detto che sono tutti i ghiacciai alpini a fare i conti con il progressivo aumentare delle temperature. A dimostrare che il 2022 è stato un anno particolarmente negativo per i ghiacciai alpini è stata Legambiente, presentando il report finale di Carovana dei ghiacciai 2022. Numeri alla mano, si sta vivendo una forte accelerazione dell’arretramento dei ghiacciai.
Carovana dei ghiacciai 2022: il report finale
Il report di Legambiente descrive un continuo e sempre più veloce arretramento dei ghiacciai, i quali diventano via via più fragili e più instabili. Ecco che allora vediamo questi strati bianchi in alta quota che di anno in anno diventano via via sempre più piccoli. Ma a cambiare non è solamente la loro estensione. Muta infatti anche il loro spessore, il colore si porta dal bianco al grigio, e aumentano le frane, le valanghe di ghiacci, i distacchi e le colate detritiche. A peggiorare le cose nel 2022 c’è stata un’estate estremamente calda, che con le forti ondate di calore ha messo in difficoltà non solo le città, ma anche le montagne. Ai record di temperatura registrati nel Settentrione va poi aggiunta la siccità durata mesi, la quale ha reso la situazione ancora meno sostenibile per i ghiacciai. Basti pensare che a fine luglio Meteo Suisse ha registrato lo zero termico sulle Alpi svizzere a 5.184 metri, più di mille metri al di sopra della normalità.
E di certo non ha aiutato l’inverno precedente, il quale è stato caratterizzato da nevicate scarse. Le conseguenze si vedono anche a livello economico: si pensi agli impianti sciistici in difficoltà, all’annullamento delle gare autunnali di Coppa del Mondo di sci alpino sui ghiacciai tra Zermatt e Cervinia, nonché alle tante guide alpine che hanno dovuto cancellare gli accompagnamenti alpinistici sul Monte Rosa e sul Monte Bianco.
Ghiacciai alpini: il commento di Legambiente
Presentando il report, il presidente di Legambiente Stefano Ciafani ha spiegato che è «fondamentale che il Governo Meloni approvi il Piano di adattamento climatico entro fine anno come annunciato e metta in campo gli strumenti e le risorse per attuarlo nel prossimo futuro. È altrettanto fondamentale procedere speditamente allo sviluppo delle politiche di mitigazione, partendo dall’aggiornamento del Pniec agli obiettivi del programma europeo Repower EU».
Arretramento dei ghiacciai: i numeri
I numeri riportati nel report di Legambiente sull’arretramento dei ghiacciai alpini non lasciano spazio a dubbi. Nelle Alpi Occidentali si è registrato mediamente un arretramento frontale annuale di circa 40 metri. In alcuni casi il cambiamento è stato di parecchio peggiore: il Ghiacciaio del Gran Paradiso si è ritirato di ben 200 metri.
Nel settore centrale, l’attenzione si concentra sul Ghiacciaio del Lupo, che solamente nel 2022 ha perso il 60% della propria massa: di fatto in soli 12 mesi si è sciolta una porzione pari a quella persa nell’arco di 12 anni. Spostando lo sguardo a Oriente, ormai è sul punto di sparire il Ghiacciaio del Careser, in Val di Pejo), la cui superficie si è ridotta complessivamente dell’86%. E proprio il ghiacciaio della Marmolada, verso il quale abbiamo guardato tutti quest’estate, a questo ritmo potrebbe sparire del tutto nel giro di 15 anni, avendo perso nell’ultimo secolo il 90% del suo volume.
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