Architettura biodegradabile, la nuova frontiera dell’edilizia sostenibile?
Viviamo in città dense e cementificate e, sebbene negli ultimi anni il settore dell’edilizia si stia muovendo in un’ottica di maggiore sostenibilità e minore impatto ambientale, è difficile immaginare nel breve periodo uno scenario urbano diverso da quello attuale. Anche per via dell’importanza che è sempre stata data al mattone, gli edifici vengono identificati come beni stabili e una delle caratteristiche che ci si aspetta che venga rispettata è quella della durevolezza. E se cambiassimo prospettiva? Il concetto di sostenibilità prevede un maggior rispetto della natura e una delle chiavi per mettere in atto un ciclo virtuoso che non provochi danni permanenti è quello di puntare al riciclo e riuso delle risorse, talvolta in un’ottica di biodegradabilità. Parlare di architettura biodegradabile può sembrare strano ma tutto sta nel rivedere il concetto di durata, aprendosi alla possibilità che anche le abitazioni possano essere temporanee.
Architettura biodegradabile: un’installazione per riflettere sul concetto di temporaneità
È ciò che tenta di fare l’installazione ‘Shell Mycelium- degradation movement manifesto’, esposta in occasione del MAP Project Space Festival, un evento collaterale dell’edizione 2017 della Kochi Muziris Biennale indiana. Il progetto, sviluppato dagli architetti Asif Rahman, Gianbattista Areddia e Mohamad Yassin, ha previsto la realizzazione di un prototipo abitativo costruito a partire dal micelio, l’apparato vegetativo dei funghi. Con l’obiettivo di proporre un’alternativa sostenibile ai tradizionali modelli edilizi e soprattutto di far riflettere sul concetto di temporaneità.
I funghi diventano struttura edilizia
L’idea di un’architettura biodegradabile e organica a partire dai funghi non è nuova e ne avevamo già parlato grazie al progetto ‘Grown Structures’, un esperimento di design che ha previsto lo sviluppo di strutture tubolari fatte di cartone e micelio, pensate per realizzare strutture temporanee. Nel caso dell’installazione, il concetto viene estremizzato.
‘Ogni cosa vivente- spiega il team- dovrebbe essere soggetta a un ciclo di vita e questo dovrebbe valere anche per le strutture che ci ospitano. Il nostro movimento vuole far riflettere sulla necessità di un′architettura biodegradabile, che sposi alcuni concetti della biologia.
Un padiglione che cresce, si trasforma nel tempo…
Il trio è partito da un lavoro di ricerca sui funghi e le varie sperimentazioni sono culminate nella scelta della specie più adatta al loro scopo e nello studio dei vari modelli di crescita. Poi sono passati alla realizzazione del modello, che ha una struttura in legno sulla quale è stato fatto crescere il fungo che a poco a poco si è fuso ad essa, trasformandola e adattandola in modo naturale.
Il risultato è stato un padiglione dal design aperto, all’interno del quale i visitatori sono potuti entrare e in un certo senso assistere alla sua lenta trasformazione.
…e poi muore
Nell’arco dei giorni il micelio ha ricoperto interamente il padiglione e lo strato superiore, a causa della luce solare, si è seccato. A poco a poco la struttura ha iniziato a disintegrarsi e anche a questo processo i visitatori hanno potuto assistere. Il progetto, secondo gli ideatori, dimostra che tutto ciò che nasce deve crescere e morire: ‘mettere in discussione lo status quo apre la porta a nuove possibilità sostenibili.”
Una provocazione che fa riflettere
Il progetto è chiaramente sperimentale, provocatorio e ha molto più a che vedere con l’arte che con l’architettura in sé. Ma sicuramente è un’iniziativa che fa riflettere e che mette in luce alcuni aspetti su cui il mondo delle costruzioni dovrebbe riflettere per abbracciare finalmente principi di sostenibilità e basso impatto ambientale.
Questo il video del progetto:
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