L’Arabia Saudita prepara l’economia post petrolio
L’Arabia Saudita si prepara all’economia post petrolio
L’Arabia Saudita si prepara all’era post petrolio con l’apertura all’estero e investimenti nell’energia solare. Le risorse naturali, il petrolio ma anche carbone e gas, stanno finendo. E la loro estrazione, lo stoccaggio e la distribuzione hanno un violento impatto ambientale.
L’Arabia Saudita, restia a diffondere notizie sui suoi giacimenti, ha preso coscienza del problema del petrolio, risorsa in esaurimento e non più sostenibile. Ha deciso di investire in fonti di energia green sfruttando un elemento naturale di cui il Medio Oriente è ricco: il sole. Decisione inevitabile vista la prossima fine delle risorse naturali, l’aumento della popolazione (araba ma anche globale) e la crescita della domanda interna. Oltre alla necessità di rispettare gli accordi sul clima di Parigi.
L’economia petrolifera: pregi e difetti
L’economia araba, basata sull’industria petrolifera, ha avuto finora ricchezza e benessere grazie alle risorse naturali. Ma non è tutto oro quello che luccica: in Arabia Saudita un cittadino su tre è disoccupato e la maggioranza sono giovani. Gli occupati lavorano soprattutto per il settore pubblico, il datore di lavoro principale in Medio Oriente. Negli stati del Golfo, Egitto, Iraq, Giordania e Tunisia, i governi danno lavoro al 60% – 80% della popolazione. Ad aumentare il tasso di disoccupazione si aggiunge quella femminile: più di una donna su due è laureata ma tra il 22 e il 34% è disoccupata (le percentuali variano in base al paese di riferimento).
Inoltre lo stato saudita ha concesso la distribuzione e l’uso di energia elettrica a basso costo a cittadini e aziende creando uno squilibrio socio-economico. Ora che il mondo globale è più attento alla sostenibilità, è necessario un cambiamento verso un’economia a emissioni ridotte.
Come può il governo saudita garantire energia sostenibile?
Apertura ed investimento nell’energia solare
La soluzione scelta dall’Arabia Saudita è l’energia solare con l’installazione di 9,5 gigawatt di impianti fotovoltaici nei prossimi sei anni. In confronto al progetto della Cina di 10 gigawatt all’anno sembra poca cosa. Ma il governo è deciso a rivoluzionare la propria economia e la propria società. A questo obiettivo, infatti, si aggiunge la volontà di aprire il proprio mercato all’estero per accogliere investimenti in start-up e tecnologia.
Il Medio Oriente (non solo l’Arabia Saudita) è ostile all’innovazione a causa di leggi troppo restrittive in materia industriale, commerciale e finanziaria. La maggioranza delle piccole e medie imprese non ha accesso al credito (solo l’8% riceve prestiti bancari). Sommato alla mancanza di formazione imprenditoriale e allo squilibrio tra pubblico e privato, l’ambiente è poco favorevole allo sviluppo. Per questi motivi il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed ha approvato Vision 2030, un piano per liberare il paese dal petrolio entro il 2030, elaborato insieme a McKinsey, società internazionale di consulenza manageriale. Il desiderio è far diventare l’Arabia Saudita un centro di innovazione e sviluppo aperto all’estero. Attraverso politiche economiche e sociali mirate come il riordino della distribuzione energetica e le riforme delle leggi bancarie e del diritto fallimentare. E obiettivi specifici, come ridurre la disoccupazione al 7% entro il 2030 (nel 2015 era all’11,6%).
Primi passi verso l’efficienza energetica
Sono stati fatti i primi passi per l’efficientamento energetico. La Compagnia Elettrica Saudita ha avviato un progetto per ridurre gli sprechi energetici. E rendere più efficace l’estrazione, la gestione e la distribuzione dei carburanti attraverso la tecnologia, grazie anche ad investimenti stranieri. Il focus principale è sul settore residenziale, che vale il 60% dei consumi sauditi. Per migliorarne l’efficacia, il Centro dell’efficienza energetica saudita ha lanciato diverse iniziative.
Inoltre più di 40 organizzazioni stanno investendo in campagne di comunicazione per rendere i cittadini sauditi più consapevoli dal punto di vista energetico ed ambientale. Del resto, le nuove generazioni saudite già sono energy literate e hanno dei comportamenti più sostenibili.
Esempi positivi: Souq, Fawri e gli innovation’s hub arabi
Modelli positivi vengono dallo stesso mondo arabo: Souq è un portale e-commerce con sede negli Emirati Arabi, acquistato da Amazon a marzo di quest’anno. Fawry è un sistema di pagamento elettronico in stile game che ha enorme successo nel mondo arabo. Più di 20 milioni di egiziani lo usano (inclusi molti piccoli imprenditori) e ogni giorno vengono fatti 1,5 milioni di pagamenti. I poli tecnologici da prendere come modello nel mondo arabo sono gli Emirati Arabi, all’avanguardia nella ricerca sul biofuel. E Israele, importante hub sulla cyber-security e su IoT.
La ricerca e l’innovazione danno possibilità di crescita e sviluppo. L’Arabia Saudita è in evoluzione, pronta per affrontare l’epoca del post petrolio a testa alta. E diventare un paese migliore per i cittadini, per le aziende e per l’ambiente.
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