Alluvioni in Pakistan: il link con i cambiamenti climatici
Il bilancio delle vittime delle catastrofiche alluvioni in Pakistan continua a salire. Il paese asiatico è in ginocchio, e necessita di aiuti umanitari a lungo termine per poter superare una crisi che si preannuncia tutt’altro che facile. Basti pensare al numero dei morti causati dalla furia delle acque: a partire dal 14 giugno, per arrivare fino a sabato 3 settembre, il computo totale è di 1.282 morti. Almeno un terzo delle vittime è costituito da bambini. Nella sola giornata di sabato si sono contati 57 decessi legati alle alluvioni. Quelle che il paese sta affrontando sono le peggiori alluvioni della storia del Pakistan: stando alle immagini satellitari dell’Agenzia spaziale europea, un terzo dello stato è sommerso dall’acqua. Non stupisce che ad affrontare in prima persona l’inondazione siano state ben 33 milioni di persone. In questa situazione, l’Unicef stima che oltre 3 milioni di bambini abbiano urgente necessità di aiuto per combattere il rischio di malattie, di malnutrizione e annegamento. La drammatica situazione delle alluvioni in Pakistan è il risultato sia delle peculiarità climatiche e geografiche del paese, sia dell’accelerare dei cambiamenti climatici.
Alluvioni in Pakistan: un paese fortemente a rischio
Bisogna partire da un presupposto fondamentale: il Pakistan contribuisce con meno dell’1% alla emissioni globali di gas a effetto serra. Eppure è uno dei paesi maggiormente a rischio di disastri naturali, a partire per l’appunto dalle inondazioni. Questo è dettato dalla peculiarità geografica di questo paese, che è posizionato in un punto del globo che risulta influenzato da due sistemi climatici. Da una parte ci sono le alte temperature e la siccità, come quelle che il paese ha conosciuto a marzo; dall’altra ci sono le piogge monsoniche, le quali possono essere correlate a delle inondazioni. Attualmente in Pakistan la maggior parte delle popolazioni vive lungo le fiume dell’Indo, il quale è soggetto a esondazioni durante la stagione dei monsoni.
Non è difficile fare il collegamento tra il peggiorare dei monsoni e i cambiamenti climatici. Questi ultmi stanno facendo aumentare le temperature di aria e di mari, portando così a una maggiore evaporazione, con l’aria calda che può trattenere maggiore umidità; ne consegue quindi che le piogge conseguenti sono ancora più intense, ed è per questo che la comunità scientifica afferma che le piogge estive monsoniche continueranno ad aumentare per via dei cambiamenti climatici.
Ma attenzione: le peculiarità di questo paese non sono terminate. A determinare la grande pericolosità delle alluvioni in Pakistan è anche la presenza dei grandi ghiacciai, i quali si stanno sciogliendo. Le regioni settentrionali del paese sono non a caso indicate spesso come il “terzo polo“: nessun’altra area a livello globale, dopo le regioni polari, contiene tanto ghiaccio quanto il nord del Pakistan. E questi ghiacciai, per via dell’aumento delle temperature globali, si stanno sciogliendo, così da ingrossare ulteriormente i fiumi. Si stima che lo scioglimento dei giganti di ghiaccio abbia già creato più di 3.000 laghi. Oltre 30 di questi sono pronti a “esplodere”, rilasciando milioni di metri cubici di acqua, mettendo così 7 milioni di persone a rischio.
Come affrontare eventi simi
Il governo del Pakistan, anche con l’aiuto dell’Onu, sta cercando di porre in campo quante più difese possibili, a partire dai segnali di allarme e dalle strutture protettive per l’esondazione di fiumi e laghi. Si stanno usando strumenti e risorse che raramente sono stati usati in passato, ma come ha spiegato l’esperto di cambiamenti climatico Fahad Saeed alla BBC, anche delle nazioni più ricche potrebbero essere sopraffatte da delle inondazioni catastrofiche come quelle che hanno colpito il Pakistan quest’estate: «si tratta di un altro tipo di animale» ha spiegato lo scienziato «i livelli delle inondazioni sono così alti, quelli delle piogge così estremi, che anche le più robuste difese potrebbero vacillare». Basti pensare alle alluvioni in Germania e Belgio nel 2021, con oltre 200 vittime.
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