Alejandro Aravena, l’architetto che ‘regala’ le case ai poveri
Architettura al servizio degli ultimi
L’architettura deve mettersi al servizio di tutti, deve essere un mezzo per abbattere le frontiere e per dare una risposta concreta alle esigenze della popolazione. È questo il pensiero di Alejandro Aravena, giovane architetto cileno. Di lui si è sentito molto parlare nell’ultimo anno perché è stato insignito del Pritzker Prize 2016, il cosiddetto Nobel dell’Architettura e per la direzione della Biennale di Venezia, che aprirà i battenti il prossimo 28 maggio. C’è chi lo ha definito l’architetto ‘di frontiera’, chi il ‘progettista dei poveri’, fatto sta che Aravena si pone in netta controtendenza rispetto alle derive narcisistiche ed autoreferenziali di gran parte dell’architettura del 21esimo secolo. È l’anti-archistar per antonomasia, che ha fatto del concetto di ‘concretezza’ il caposaldo del suo agire professionale, vista come unico mezzo per raggiungere l’unico scopo che l’architettura dovrebbe avere, quello di rispondere a un bisogno sociale.
Le sue dichiarazioni sono sempre molto incisive e nette. E non le smentisce mai, passando solitamente dalle parole ai fatti. E’ di qualche giorno fa infatti l’annuncio, fatto nel corso di una conferenza alle Nazioni Unite, di aver messo in rete parte dei suoi progetti, che possono essere liberamente scaricati dal sito del suo studio Elemental. L’obiettivo è quello di offrire alle comunità e alle istituzioni, in riferimento soprattutto a quelle di aree disagiate, un progetto architettonico da utilizzare, da cui partire come base adattandolo alle esigenze specifiche.
Quattro progetti di social housing scaricabili online
Al momento sono quattro i casi studio pubblicati: i progetti di Quinta Monroy, Lo Barnechea e Villa Verde in Cile e il complesso abitativo di Monterrey in Messico. Si tratta di progetti che rientrano nel cosiddetto ‘incremental design’, espressione coniata per indicare una tipologia di social housing low-cost dall’impostazione ‘aperta’, che può essere modificata in base al territorio specifico e alle esigenze sociali. Qualsiasi governo, amministrazione locale o società potrà utilizzarli come base di partenza per realizzare progetti di edilizia sociale destinata agli indigenti.
Dei 3 miliardi di persone che attualmente vivono in grandi centri urbani, un terzo è in condizioni di forte disagio e degrado- ha dichiarato Alejandro Aravena. L’esigenza di garantire condizioni abitative accettabili è urgente. Ci si aspetta sempre che qualcuno faccia la prima mossa e noi l’abbiamo fatta, augurandoci che il nostro contributo possa convincere governi e istituzioni a non avere più scuse nell’affrontare un’emergenza.
Chi è Alejandro Aravena
Ma chi è Alejandro Aravena ? Nato in Cile nel 1967, Alejandro Aravena, dopo la laurea in architettura presso l’Università Cattolica del Cile, nel 1992 ha studiato Storia e Teoria allo IUAV di Venezia. Nel 1994 ha fondato lo studio Alejandro Aravena Architetti. Fra i suoi lavori, diversi edifici per l’Università Cattolica: la Scuola di Matematica (1998), la Facoltà di Medicina (2001), la Scuola di Architettura (2004), le Torri Siamesi (2005) e più recentemente l’Angelini Innovation Center (2014), l’Università di St. Edwards a Austin, Texas (2008), il Children Workshop and Chairless per Vitra in Germania (2008), le stanze per scrittori della Michalsky Foundation in Svizzera (2015), un edificio per Novartis nel loro nuovo campus in Cina (2015). Nel 2013 è stato selezionato per il nuovo Centro per le Arti Contemporanee di Mosca e ha vinto il concorso per la Borsa di Teheran in Iran. Nel 2008 ha vinto il Leone d’Argento alla 11° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. È stato insignito del Pritzker Prize 2016.
Ti è piaciuto l'articolo?
Condividilo