Al Polo Sud con le energie rinnovabili: la spedizione ad impatto zero tra i ghiacci
Una spedizione al Polo Sud con le energie rinnovabili. Intrapresa usando solo le energie rinnovabili.
È questa la sfida accettata e vinta dal team 2041 della South Pole Energy Challenge (SPEC).
La squadra capitanata da Robert e Barney Swan, padre e figlio, voleva dimostrare che l’energia pulita, se permette la sopravvivenza dell’uomo anche nei luoghi più estremi del pianeta, è tranquillamente in grado di farci vivere la vita e i comfort di tutti i giorni.
La spedizione al Polo Sud con le energie rinnovabili
Quella della SPEC è un’impresa durata otto settimane, con una percorrenza media 10 miglia nautiche al giorno, per un totale di 900 chilometri in mezzo ai ghiacci dell’estremo sud del mondo.
Robert e Barney Swan hanno progettato il viaggio a distanza di 107 anni dalla mitica spedizione al Polo Sud di Roald Amundsen.
Le prime spedizioni in Artico e Antartide furono spesso disastrose con ingenti perdite di uomini, cani e mezzi. Le tecnologie si sono fatte via via più raffinate per permettere agli esploratori non solo la buona riuscita delle spedizioni, ma anche la raccolta di importantissimi dati scientifici e ambientali.
Per permettere la sicurezza dei ricercatori e il buon funzionamento delle varie tecnologie sono sempre stati usati generatori alimentati con i classici carburanti fossili.
Fino ad ora.
La South Pole Energy Challenge ha deciso di cambiare le carte in tavola abolendo i vetusti carburanti fossili e avvalendosi esclusivamente di energia pulita per ogni necessità. Una spedizione basata su modelli sostenibili a zero emissioni.
Le tecnologie
Al Polo Sud con le energie rinnovabili. Come è stato possibile? Una delle foto scattate durante la spedizione è sicuramente quella che colpisce di più: pannelli fotovoltaici installati sulle slitte. Una fonte praticamente inesauribile di energia green grazie all’accecante luce del Polo Sud.
Durante le spedizioni tra i climi estremi, come in questo caso, c’è la necessità di continuare a registrare e conservare un gran numero di dati: temperatura, umidità, direzione del vento, distanza percorsa, mappe GPS, ma anche calcolo del dispendio calorico per calibrare i pasti necessari al benessere e alla sicurezza fisica dei viaggiatori.
Ebbene il team di Robert e Barney Swan ha deciso di non usare decine di strumenti per ognuna di queste necessità, ma solamente uno. Un telefono satellitare utile anche per l’invio dei dati all’estero.
Qui NASA ci cova. Tra le tecnologie utilizzate dal team 2041 ce ne sono infatti alcune molto speciali fornite dall’agenzia spaziale; la NASA ha deciso di testare i suoi equipaggiamenti in climi estremi per poi tararli per eventuali missioni addirittura su altri pianeti come Marte.
Ovviamente non ci sono spedizioni senza documentazione. Foto, video, rilievi, giornali di bordo. Tutto materiale essenziale che deve essere protetto da eventuali avarie della tecnologia. La soluzione? Il cloud. Usando il cloud i dati sono sempre al sicuro e fruibili anche dai team di supporto e ricerca dalla parte opposta del globo.
Sponsor e multinazionali
Non sorprende quindi che tra i main sponsor della SPEC ci siano proprio due aziende che si occupano di cloud: Microsoft Azure e Commvault.
Proprio il responsabile marketing di Commvault, Chris Powell, si è messo in gioco in prima persona unendosi alla spedizione al Polo Sud con le energie rinnovabili.
“Quando ho sentito parlare Robert per la prima volta, sono stato catturato dalla nobiltà e dall’importanza educativa della spedizione South Pole Energy Challenge, e quando mi ha invitato personalmente a unirmi alla sua squadra per la parte finale del percorso al Polo non ho potuto rifiutare. […] Siamo interessati alle cause, e quale potrebbe essere più nobile e importante che proteggere il nostro pianeta per le generazioni future?” Chris Powell
Gli sponsor della SPEC sono molti e tutti interessati all’implementazione e diffusione di energie pulite.
Tra i nomi spiccano Toyota, tra le prime case automobilistiche ad interessarsi ai motori elettrici, Samsung con la sua divisione Renewable Energy, e Shell.
Shell? Sembra un controsenso, è vero. Eppure il colosso del petrolio ha fornito alla spedizione speciali biocombustibili creati secondo l’avanzata tecnologia IH2 progettata presso lo Shell Technology Centre di Bangalore. Il biocarburante, su cui il colosso intende investire per un futuro più sostenibile sulla Terra, permette la trasformazione dei rifiuti solidi in carburante ecologico. Un’ottima risorsa per scaldarsi e cucinare a -49°!
Cosa ci insegna la spedizione
Il team 2041 della SPEC, durante la spedizione al Polo Sud con le energie rinnovabili, voleva dimostrare che vivere di sola energia pulita si può. Ha dimostrato inoltre che quando vuole l’inventiva umana non ha limiti e, coinvolgendo le potenti multinazionali, convertirsi all’energia pulita è possibile.
“[…] spero che la spedizione abbia catturato l’attenzione del pubblico e messo in evidenza le questioni più importanti relative al cambiamento climatico e alla necessità di adottare fonti energetiche più pulite. […] Contare sulla sponsorizzazione di Shell, Samsung, Toyota, Patagonia e Commvault dimostra che questi valori sono condivisi anche da grandi aziende, e questo mi fa sperare di poter raggiungere i nostri obiettivi di cambiamento nel modo in cui si utilizza l’energia”. Robert Swan
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