Agtech e cambiamenti climatici: come la tecnologia può aiutare l’agricoltura
Agtech e cambiamenti climatici: un breve punto
Secondo un recente studio del Boston consulting group, la tecnologia applicata all’agricoltura è fra i settori sui quali grandi imprese e fondi di venture capital stanno investendo di più al momento. Sembra un paradosso se consideriamo che i costi dei prodotti alimentari sono in calo così come la redditività del settore agricolo. Nonostante questo, però, i grandi fondi di investimento ci credono, considerando la tecnologia come unica via possibile per rivoluzionare le produzioni agricole e renderle nuovamente proficue. In quest’ottica, Agtech e cambiamenti climatici appaiono inscindibili.
I cambiamenti ambientali e le difficoltà dell’agricoltura
Dove e come coltiveremo i nostri prodotti in futuro sarà fortemente influenzato dai cambiamenti climatici a cui da tempo assistiamo. Un terreno che può ospitare al momento un certo tipo di alimento, potrebbe a breve non essere più adatto a causa del calore e della siccità in aumento.
Molti scienziati sono al lavoro su modelli che possano mostrare quali piante siano più adatte a certi terreni, con lo scopo di scovare le specie più resistenti anche in ambienti con condizioni climatiche sfavorevoli.
Una sperimentazione basata su robot mobili per dare speranza alle colture
Fra i più attivi in questo ambito scientifico sono i ricercatori dell’Università del Missouri che stanno sperimentando un sistema di robot volto a monitorare direttamente sui terreni quali conseguenze calore e siccità abbiano sulle piante di mais. Lo scopo è verificare quali specie siano più resistenti e offrire, così, dei validi strumenti agli agricoltori per contrastare il problema.
A coordinare il progetto, che lega Agtech e cambiamenti climatici, è Gui De Souza, professore associato di ingegneria elettrica e informatica e capo dei laboratori ViGIR (Vision-Guided and Intelligent Robotics), il quale ha già collaborato in passato con i colleghi dell’Università alla creazione di modelli 3D in grado di raccontare la crescita delle radici di alcune piante in laboratorio. L’ambizioso progetto di De Souza si è poi allargato, uscendo dalle mura dell’Università, per arrivare direttamente sui terreni coltivati e creare le immagini 3D in modo rapido e diretto.
Modelli 3D delle piante direttamente sul campo
Ma come funziona concretamente il sistema di rilevamento? Il tutto parte da una torre mobile che riesce a monitorare all’incirca un raggio di 20 metri di campo e che rileva eventuali segnali di stress ambientale presenti. Ma la torre non lavora da sola. La affianca un robot che può muoversi direttamente fra le piante, andando a realizzare modelli 3D delle foglie e delle radici, per verificare in che modo i segnali raccolti dalla torre mobile, influenzino concretamente le colture.
Così Gui De Souza spiega meglio il funzionamento del sistema: “La torre mobile, misurando le condizioni ambientali del terreno, riesce a capire se le piante sono soggette a fattori stressanti come calore e siccità. La torre, quindi, invia un segnale al robot, da noi chiamato Vinobot, che si muove nella zona del campo indicata dalla torre stessa per raccogliere dati sulle singole piante. Il Vinobot ha 3 tipi di sensori e un braccio robotico per verificare temperatura, umidità e intensità luminosa a 3 diverse altezze sulla pianta di mais. Tale processo, denominato fenotipizzazione della pianta, ne valuta la crescita, lo sviluppo e la resa produttiva, calcolandone anche la maggiore o minore tolleranza nei confronti di fattori di stress ambientale”.
In un campo di mais possono essere presenti molte torri in modo da monitorarlo nella sua interezza. Il processo si svolge sia di giorno che di notte e fornisce senza sosta informazioni importanti, mai state disponibili prima d’ora e quanto mai utili a garantire la sicurezza alimentare anche col clima che sta mutando. In tal senso, innovazione nell’Agtech e cambiamenti climatici non possono che andare di pari passo.
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