Agricoltura e uragani: Irma e Harvey hanno messo in ginocchio gli Stati Uniti
Oggi parliamo di agricoltura e uragani, e di certo la nostra mente non può che andare tristemente a quei due superuragani che, nelle ultime settimane, hanno fatto enormi danni negli Stati Uniti, nei Caraibi e nell’America Centrale. E come ha dichiarato Naomi Ages, responsabile del Climate Liability Project Lead di Greenpeace Usa, ribadendo un concetto già portato avanti da molte associazioni a livello mondiale,
«il cambiamento climatico è un problema di giustizia sociale, in quanto colpisce più duramente le comunità più vulnerabili. Con gli uragani Harvey e Irma, stiamo vedendo che questi fenomeni stanno avvenendo in maniera estrema. Ma questi eventi non sono una semplice sfortuna per le persone che non possono evitarli, no, stanno diventando la nuova normalità. Gli scienziati ci hanno detto che i cambiamenti climatici potrebbero alimentare eventi climatici sempre più estremi, con impatti ancora più devastanti».
E infatti gli uragani e le tempeste colpiscono più duramente quella parte della popolazione che, per mancanza di mezzi, non è in grado di difendersi in modo sufficiente. E va inoltre a colpire più duramente di altri settore quello agricolo, che ogni volta fatica a rialzarsi dopo il passaggio di tempeste particolarmente violente e di uragani. Ed è proprio per questo motivo che, a pochi giorni dal devastante passaggio degli uragani Harvey e Irma, si è tornati a parlare di agricoltura e uragani.
Agricoltura e uragani: il drammatico impatto di Harvey sul Texas
L’uragano Harvey, formatosi a metà agosto e dissipatosi i primi di settembre, ha colpito i Caraibi e il Texas, causando 83 morti totali. Il direttore dell’Ente federale per la gestione delle emergenze Brock Long lo ha definito come il fenomeno più disastroso dell’intera storia del Texas, e di certo, guardando agli enormi danni che si è lasciato dietro, non ci sono dubbi: si stima infatti che, in termini economici, l’uragano abbia fatto tra i 70 e i 200 miliardi di dollari di danni. Harvey, colpendo il Texas, è andato a mettere in ginocchio il più grande produttore statunitense di bestiame e di cotone, per non parlare del grano, del mais e della soia, che esporta praticamente ovunque. Per far fronte all’uragano, gli allevatori sono stati costretti a portare il bestiame in quota, con tutti i problemi relativi alla mancanza di cibo e di acqua fresca, oltre che all’esposizione alle malattie e ai predatori. A creare grossi problemi, poi, sono stati i danni collaterali: le inondazioni hanno contaminato sia l’acqua potabile che le riserve di cibo, mentre i blackout derivanti dall’uragano, spegnendo migliaia e migliaia di refrigeratori, hanno di fatto messo a rischio enormi quantità di alimenti.
Agricoltura e uragani: la seconda batosta con Irma
L’allarme per Harvey e la preoccupazione per agricoltura e uragani non era ancora rientrato, e a Capo Verde si andava formando un altro fenomeno destinato a restare nella memoria di tanti, quell’uragano Irma che ha colpito le Grandi Antille, le Bahamas, Cuba e la Florida. Dopo Katrina, mai nessun uragano atlantico era stato così devastante, e nel suo mirino è per l’appunto finito un altro grande produttore agricolo degli Stati Uniti, ovvero quella Florida che produce più pomodori, arance, legumi, cetrioli, zucche e canna da zucchero di qualsiasi altro stato a stelle e strisce. Le colture già pronte per essere raccolte sono state devastate, mentre campi preparati per accogliere colture sono stati irrimediabilmente allagati. Davanti a questa devastazione, però, solamente metà delle coltivazioni di pomodori della Florida erano coperte da un’assicurazione, mentre di fatto negli Stati Uniti non esistono polizze per le coltivazioni delle fragole se non in California.
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