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Green economy

Agenda 2030: nessuno dei 17 obiettivi è sulla buona strada

Sappiamo tutti pressappoco cos’è l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: si tratta di un accordo sottoscritto da 193 Paesi delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, puntando a garantire sia un presente che un futuro migliore a tutte le persone che abitano il nostro pianeta. Nel concreto l’Agenda 2030 va a definire 17 obiettivi di sviluppo sostenibile – chiamati in inglese Sustainable Development Goals, e per questo indicati spesso con l’acronimo SDGs. Ogni obiettivo è poi articolato in tanti target diversi, per raggiungere di fatto un totale di 169 target nelle differenti“categorie”. Ecco che allora con l’Agenda 2030 tutti i Paesi firmatari – tra i quali ovviamente c’è anche l’Italia – possono contare su un percorso tracciato da seguire per un futuro sostenibile. Di fatto con la creazione dell’Agenda 2030 l’Onu ha dichiarato per la prima volta in modo plateale che l’attuale modello di sviluppo non è e non può essere sostenibile: non a livello ambientale, ma neanche a livello sociale ed economico. Tutto bene, non fosse che ad oggi, nel 2024 – e quindi oltre la metà del percorso da fare in vista del 2030 – nessuno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 sembra essere sulla buona strada.

I progressi limitati o contrari dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030

A fornire una valutazione della situazione attuale dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 è stata la IX edizione del Rapporto sullo sviluppo sostenibile, pubblicato in questi giorni dallo UN Sustainable Development Solutions Network (Rete delle soluzioni per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite) guidato dall’economista Jeffrey Sachs. Il risultato generale non è certo positivo, anzi: guardando le medie a livello globale, nemmeno uno dei 17 obiettivi SDGs è sulla buona strada per raggiungere i propri target entro il 2030. Più nello specifico, secondo il network SDSN solamente il 16% dei target sta effettivamente progredendo. Tutti gli altri vantano progressi limitatissimi, sono fermi al palo o stanno persino regredendo. E purtroppo questa non è neppure una novità dell’ultimo anno. No, il progresso degli SDGs è lento o persino fermo già dal 2020, con risultati particolarmente negativi per gli obiettivi 2 (Sconfiggere la fame), 11 (Città e comunità sostenibili), 14 (Vita sotto l’acqua) e 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide) particolarmente in ritardo. Guardando ai singoli target, i regressi più significativi e allarmanti sono quelli che sono stati individuati proprio nell’obiettivo 16, per quanto riguarda per esempio la libertà di stampa.

I risultati dei Paesi europei

Non tutti i Paesi stanno ovviamente performando allo stesso modo rispetto agli obiettivi dell’Agenda 20230. Anche in questa edizione del rapporto, infatti, i Paesi con i risultati e i progressi migliori sono quelli europei, in particolar modo quelli più a Nord. In cima alla classifica stilata dal network c’è infatti la Finlandia, seguita da Svezia, Danimarca, Germania e Francia. L’Italia si piazza invece al 23° posto mostrando non poche lacune, tra le quali diverse negative inversioni di tendenza. Come spiegato da Jeffrey Sachs, “a metà della strada tra la fondazione dell’Onu nel 1945 e l’anno 2100, non possiamo più continuare con il business as usual. Il mondo si trova a fronteggiare delle grandi sfide globali, incluse gravi crisi ecologiche, crescenti disuguaglianze sociali, tecnologie dirompenti e potenzialmente pericolose, e guerre mortali; ci troviamo di fronte a un bivio”. Per questo Sachs invita le Nazioni Unite a fare il punto della situazione e a individuare i propri limiti.