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Italia

Acqua del rubinetto: in Italia oltre il 99% è sicura

Stando al “Libro Bianco del 2022, Il valore dell’acqua per l’Italia” di European House Ambrosetti, solamente il 29,3% della popolazione italiana beve abitualmente acqua del rubinetto. E in effetti i dati Istat – quelli contenuti nel Report della Giornata Mondiale dell’acqua – mostrano che il 28,4% delle famiglie italiane non si fida a sufficienza dell’acqua che scorre nei rubinetti di casa. Ad alimentare queste paure sono le note condizioni non ottimali dell’impianto idrico italiano, nella consapevolezza che il 60% circa della rete nazionale ha più di 30 anni, e che anzi il 25% ha più di 50 anni. Ecco che allora, in risposta a queste preoccupazioni, molto spesso in Italia l’acqua del rubinetto viene messa da parte, per preferire quella imbottigliata. Ma quanto sono oggettivamente fondate tali paure e i successivi comportamenti? Ha davvero senso continuare ad acquistare bottiglie d’acqua (spesso in plastica, e quindi estremamente inquinanti)?

Il consumo di acqua imbottigliata in Italia

Vista la ritrosia nel bere l’acqua del rubinetto, non stupisce il fatto che nel nostro Paese il consumo di acqua in bottiglia sia alle stelle. Stando alla Fondazione Mineracqua in media gli italiani bevono ogni anno 252 litri d’acqua imbottigliata, un record mondiale. Il giro d’affari per i produttori di acqua in bottiglia è quindi enorme, con circa 300 marchi a spartirsi 3,1 miliardi di euro di fatturato (i dati sono di Berverfood). Con questi numeri, l’Italia è il primo Paese in Europa e il secondo al mondo per litri di acqua imbottigliata consumata. Ogni giorno milioni di italiani spendono soldi per acquistare acqua al supermercato, e l’impatto ambientale di questa abitudine è altissimo. Le condizioni dell’acqua del rubinetto in Italia sono tali da motivare tutto questo?

In Italia il 99,1% dell’acqua del rubinetto è sicuro

Partiamo da un presupposto: la quasi totalità dell’acqua del rubinetto in Italia arriva da falde sotterranee che vengono regolarmente sottoposte a controlli ed eventualmente a processi di purificazione. Detto questo, il Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) il mesce scorso ha pubblicato il 1° Rapporto sulla qualità dell’acqua potabile in Italia, con un dato finale stupefacente: il 99,1% dei campioni prelevati sul territorio nazionale presenta dei parametri assolutamente in linea con la normativa. Ecco che allora solo eccezionalmente nel nostro Paese è possibile imbattersi in rubinetti che effettivamente presentano dell’acqua non sicura per la nostra salute, in zone circoscritte e peraltro note.

L’analisi in questione sull’acqua del rubinetto è stata svolta su ben 2,5 milioni di analisi chimiche, chimico-fisiche e microbiologiche, tutte condotte tra il 2020 e il 2022. A livello regionale la qualità cambia: se la migliore qualità media dell’acqua è stata individuata in Emilia Romagna, con Veneto e Piemonte e completare il podio, la media è risultate leggermente più bassa nelle Provincie autonome di Trento e Bolzano.

Nei rari casi in cui effettivamente l’acqua del rubinetto è risultata al di sotto dei parametri previsti dalla legge, il problema è stato rappresentato per lo più da contaminazioni microbiologiche, nella maggior parte dei casi causate da Enterococchi e Escherichia coli, nonché da contaminazioni ambientali segnalate da coliformi.