Acidificazione degli oceani: un’allarmante conseguenza del riscaldamento globale
La temperatura del nostro pianeta è cresciuta in media di un grado dal secondo dopoguerra ad oggi. Il velocizzarsi senza precedenti di questo processo è coinciso con l’avvento dell’era industriale e con il crescere delle emissioni inquinanti che hanno prodotto l’effetto serra. È, quindi, l’uomo la causa scatenante di tutto, di un fenomeno che ci porterà entro non molti anni a rivedere le nostre abitudini e priorità. Pensiamo, ad esempio, all’agricoltura, sulla quale gli effetti del riscaldamento globale già si vedono. Molte colture, la vite in particolare, stanno già soffrendo questa situazione e nel nostro paese, con buona probabilità, i vigneti tipici del sud verranno spostati in futuro più a nord. Anche i disastrosi fenomeni atmosferici che si verificano con maggiore frequenza negli ultimi anni sono legati ai cambiamenti climatici. In questo caso, le conseguenze per l’uomo sono dirette e devastanti. Ma anche in fondo al mare avvengono dei cambiamenti. Vediamo, di seguito, come l’acidificazione degli oceani stia stravolgendo la fauna ittica e come influenzi anche la vita sulla terra emersa.
Acidificazione degli oceani: di cosa si tratta?
Circa un quarto della CO2 presente nell’atmosfera va a finire i mari ed oceani. A contatto con l’acqua reagisce chimicamente, portando alla formazione di acido carbonico. Come conseguenza dell’acidificazione degli oceani, tutta la fauna marina viene messa in pericolo. Pensiamo al fenomeno dello sbiancamento dei coralli, ovvero la perdita delle alghe che vivono sulla superficie del corallo stesso e che ne produce la morte. Il tutto è scatenato proprio dall’abbassamento del PH marino conseguente all’acidificazione. Il carbonato di calcio che costituisce le conchiglie, i molluschi, i crostacei ed anche il corallo, diminuisce all’aumentare dell’acidità, mettendone a rischio la sopravvivenza. Al di là dei casi estremi in cui le forme di vita marine possono morire, l’acidificazione degli oceani ne determina anche cambiamenti comportamentali e modifiche della struttura esterna.
Effetti anche sulla su flora e fauna marine
All’aumentare delle concentrazioni di CO2 disciolte nell’acqua corrisponde una crescita più vigorosa delle forme di vita vegetali, stesso fenomeno che avviene anche sulla terra. Al contrario, la vita animale richiede grandi quantità di ossigeno anche sott’acqua, elemento che spinge i pesci e le altre forme di vita ad allontanarsi dagli strati oceanici con maggiore quantità di vegetazione. Si vengono, quindi, a creare delle fasce, soprattutto a profondità maggiori, prive di vita animale proprio perché vengono meno le condizioni sufficienti per portarla avanti. L’incremento delle temperature oceaniche non fa altro che aumentare la portata del fenomeno, determinando un’ancora maggiore stratificazione delle acque, soprattutto laddove la differenza termica fra fasce superficiali e profonde è maggiore. In pratica, l’attuarsi di tale processo produce minori conseguenze salendo con la latitudine, in regioni in cui la temperatura dell’acqua in superficie è molto simile a quella in profondità.
Altre conseguenze per gli oceani del riscaldamento globale
Le zone costiere hanno visto di norma una più veloce e facile crescita degli insediamenti umani. Non è un caso, infatti, che molte delle più grandi e importanti città al mondo si trovino proprio sulla costa, spesso in prossimità della foce di un fiume. Mari e oceani hanno un ruolo fondamentale nel mantenere stabile la temperatura sulla terraferma, assorbendo all’incirca il 90% del calore del pianeta e fungendo da termostato regolatore del clima. In prossimità dell’acqua, infatti, le temperature subiscono variazioni minori e sono, di norma, più miti rispetto all’entroterra. Ma a causa dei cambiamenti climatici che stanno determinando il riscaldamento dell’atmosfera e delle acque oceaniche, questo delicato equilibrio potrebbe compromettersi. Ad aggravare la situazione si aggiunge anche il discorso legato all’innalzamento del livello delle acque stesse, messo in moto dallo scioglimento dei ghiacciai. Si tratta di una grande reazione a catena che, entro un centinaio di anni, potrebbe cambiare completamente il volto delle città costiere.
La Corrente del Golfo: dal riscaldamento alla glaciazione
La Corrente del Golfo mitiga le temperature del nostro continente e rende possibile la vita anche nei paesi del nord, pur situati a latitudini simili a quelle dell’Alaska o della Groenlandia. Questa corrente calda, infatti, nasce nel Golfo del Messico e attraversa tutto l’Oceano Atlantico, offrendo il proprio benefico influsso non solo alla zona del Mediterraneo ma anche al Nord-Europa. A causa del riscaldamento globale, però, stiamo assistendo ad un rallentamento della Corrente del Golfo, fenomeno destinato ad amplificarsi nei prossimi anni e a produrre conseguenze pericolose entro la fine del secolo. Il meccanismo è semplice. All’aumentare della temperatura, si mette in moto lo scioglimento dei ghiacci che immette negli oceani enormi quantità di acqua dolce e fredda. La Corrente del Golfo, calda e salata, man mano che si avvicina all’Europa, inizia a scontrarsi con questo gigantesco blocco che la fa rallentare. In futuro, potrebbe bloccarla del tutto, limitando quasi completamente l’apporto di calore al nostro continente. L’effetto più catastrofico potrebbe essere una nuova glaciazione.
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