A Trento la mobilità elettrica parte dallo studentato con abito Birò share
Si chiama abito Birò share il nuovo servizio di car sharing 100% elettrico dedicato agli oltre 700 studenti del San Bartolameo, il residence universitario di Trento gestito dall’Opera Universitaria. Un progetto quasi unico nel suo genere nel panorama italiano che vede gli studenti protagonisti di un tipo di mobilità innovativa, condivisa e totalmente green. L’unica esperienza simile è quella di “E-go Car sharing” avviata di recente da Enel e l’Università di Roma 3 nella capitale.
Il servizio in sperimentazione in modalità gratuita dallo scorso 17 maggio è il frutto della collaborazione tra Community Building Solutions C.B.S. Srl di Trento, che ha proposto l’idea e coordina il progetto, l’Opera Universitaria che lo ha inserito fra i suoi servizi, il consorzio FCS che ha messo a disposizione il posto auto, Estrima Srl che fornisce a titolo gratuito il veicolo elettrico Birò e Dolomiti Energia che garantisce l’energia elettrica green necessaria.
Come funziona il servizio
Zero emissioni, zero inquinamento acustico, zero consumi di benzina. Birò, è un piccolo veicolo a due posti 100% elettrico, con un’autonomia di circa 100 km, prodotto da Estrima srl, azienda di Pordenone. Si accende con una card magnetica che consente anche di monitorare i tempi di utilizzo e le percorrenze tramite una piattaforma online dedicata. In dotazione al veicolo messo a disposizione agli studenti anche un portapacchi: l’idea è quella che Birò venga utilizzato per spostamenti brevi e che richiedano il trasporto di un qualche peso (come ad esempio andare a fare la spesa).
Ad un mese dall’avvio della sperimentazione di abito Birò share ottima è stata la risposta degli studenti che stanno utilizzando il servizio in modo gratuito e assiduo (360 ore di utilizzo, tra sosta e marcia e 1973 km percorsi). In questi giorni si conclude il periodo di prova che serviva a testare la risposta da parte degli abitanti dello studentato e verrà introdotta una tariffa agevolata per coloro che vorranno continuare a utilizzarlo.
I numeri della sharing mobility in Italia
La mobilità condivisa, ormai da qualche anno, è entrata nelle politiche comunali in tutta Italia. Come ci conferma l’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility infatti nel 2015 sono state contate oltre 13.000 biciclette offerte in Bike sharing in 200 Comuni e 5.764 auto in Car sharing per 700.000 utenti nelle due formule Free floating (l’auto che si preleva e lascia ovunque) e Station based (si preleva e lascia in appositi spazi). Dati peraltro in continua crescita. Sempre nello stesso report si legge come le motivazioni che spingono studenti e personale impiegato nelle università italiane ad usare sistemi di mobilità condivisa, sono sostanzialmente 4: la convenienza economica, il rispetto per l’ambiente, la possibilità di non pagare il parcheggio e la maggiore adeguatezza rispetto agli spostamenti personali (dati ottobre 2016). Abito Birò share in più rispetto ai servizi di car sharing presenti già da qualche anno in molti atenei italiani, punta strategicamente sull’elettrico.
Da dove nasce l’idea di abito Birò share
L’idea del progetto nasce da una visione più ampia della vita all’interno dello studentato, quella cioè di abito Campus. Il progetto, ideato da C.B.S. e sostenuto dall’Opera Universitaria, è stato avviato a ottobre 2016 e intende favorire la coesione sociale e contribuire alla condivisione di beni tra gli studenti riducendone così sprechi e inefficienze. Tutto il servizio è regolato tramite la piattaforma www.abito.me e l’aiuto di alcuni studenti in loco.
Perché in uno studentato
“Il contesto del residence universitario San Bartolameo – spiega il team di CBS – con i suoi 700 studenti (per la maggior parte non provvisti di automobile) e la sua posizione decentrata, è sembrato il contesto ideale per sperimentare l‘utilizzo di un veicolo in car sharing del tutto innovativo, ecologico e orientato ad un uso condiviso come Birò. All’interno dello studentato sono già attivi servizi di bike e car sharing, ma abito-Birò Share si posiziona esattamente a metà strada, completando l’offerta dello studentato, contribuendo così ad una cultura dell’integrazione modale, o meglio della co-modalità, vale a dire l’utilizzo di più sistemi integrati tra loro, ognuno dei quali viene utilizzato nelle sue condizioni ottimali dal punto di vista individuale”.
In Trentino si va verso una mobilità sempre più sostenibile
Di recente la Provincia Autonoma di Trento, recependo direttive nazionali ed europee, ha varato in via preliminare il Piano provinciale per la mobilità elettrica che prevede uno stanziamento di oltre 20 milioni di euro in dieci anni. Tra le misure previste anche quella dell’installazione di 2500 colonnine di ricarica elettrica entro il 2025 (attualmente sono 65). In quest’ottica, con una diffusione capillare delle stazioni di ricarica in tutto il territorio iniziative di carattere sperimentale come quella proposta allo studentato da CBS si trasformeranno presumibilmente in prassi diffuse.
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