Ghiaccio bollente: il pianeta si squaglia
GHIACCIAI ADDIO. Abbiamo parlato molte volte del surriscaldamento globale e del conseguente scioglimento dei ghiacci, riportando stime drastiche sul futuro dei due poli e dei ghiacciai d’alta quota. Torniamo doverosamente sull’argomento grazie all’ultimo report del WWF, ‘Ghiaccio bollente‘, che riporta una visione planetaria e terribile sulla riduzione dei ghiacci mondiali in base alle più recenti evidenza scientifiche.
SENZA PIÙ FRIGORIFERO. Poter leggere in un unico documento una tale mole di dati sulla condizione dei ghiacci del nostro pianeta è interessantissimo, ma anche estremamente allarmante. Contando l’Artide, l’Antartide ed i ghiacciai alpini come l’Himalaya, la Patagonia, l’Alaska e le Alpi, quasi il 40% della Terra è ricoperto da ghiaccio e da neve, un sistema di raffreddamento naturale che però si sta deteriorando a velocità incredibile. La situazione più drammatica è quella che stanno vivendo i due poli, dove l’aumento della temperatura media è doppio rispetto a quello misurato altrove. Se il riscaldamento del globo continuasse a questi ritmi il Mare Artico rimarrà senza ombra di ghiaccio nei mesi estivi, liquefacendosi completamente; all’altro capo del mondo, negli ultimi 50 anni l’87% dei ghiacciai della penisola antartica si sono ritirati considerevolmente.
LE ALPI CHE NON CI SONO PIÙ. Ma non è solo il ghiaccio polare a vedersela brutta: anche i ghiacciai alpini, dalle Alpi all’Himalaya, ma anche quelli del Caucaso e del Kilimangiaro, fino alla Patagonia, hanno visto una riduzione che in certi casi ha raggiunto il 75%. Se sulle nostre Alpi nell’89 si potevano misurare 609 chilometri quadrati di ghiaccio, ora si è passati ad una cifra ben più esigua, che si ferma a soli 368 chilometri quadrati.
LE TRAGICHE CONSEGUENZE. Le ripercussioni di questo processo di scioglimento sono enormi, e coinvolgono tutti quanti. Dell’annientamento dei ghiacciai del pianeta non se ne accorgeranno dunque solo gli alpinisti, ma anche gli agricoltori, e quindi i consumatori: i ghiacciai alpini sono infatti immensi serbatoi d’acqua dolce durante le stagioni estive, senza i quali verrebbe messa in ginocchio non solo l’agricoltura di moltissimi paesi, ma anche l’industria. Basti pensare che i ghiacciai dell’Himalaya alimentano ben 7 fiumi, tra i quali 4 di immensa importanza come il Gange, l’Indo, il Brahmaputra e il Mekong. Con la perdita dei ghiacciai alpini, dunque, sarebbero circa due miliardi le persone a soffrire per la mancanza d’acqua. Di contro, lo scenario peggiore ipotizzato dell’IPCC stima un innalzamento del livello dei mari fino a 98 centimetri entro fine secolo, una vera tragedia se si considera che ben il 60% della popolazione mondiale vive entro i 100 chilometri da una costa marina. New York, Miami, Londra, Amsterdam, Alessandria d’Egitto, Shangai, Bangkok e altre enormi e piccole città rischiano di essere sommerse dalle acque innalzate in seguito al surriscaldamento climatico.
CAMBIARE ORA. Come sottolinea il WWF, ora «conosciamo i rischi» e rimediare è un obbligo oltre che una vera e propria necessità. L’anno 2015 rappresenta un anno cruciale, che culminerà con la COP21 di Parigi sul cambiamento climatico: «uscire dai combustibili fossili, a partire dal carbone, deve essere l’obiettivo ineludibile dell’intera umanità, è la condizione per cercare di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C e scongiurare gli scenari più catastrofici».
Ecco la video-intervista a Massimo Frezzotti, presidente del Comitato Glaciologico italiano.
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