Un impianto inquinante (foto: www.linfalab.it)
Inquinamento

3 milioni di morti all’anno per l’inquinamento atmosferico

UNA LITUANIA IN MENO OGNI ANNO. Un killer silenzioso che non da scampo: ogni anno l’inquinamento atmosferico uccide più di tre milioni di persone a livello mondiale. A testimoniare questo triste risultato è uno studio dell’Istituto Max Planck, pubblicato sulla rivista Nature. Per comprendere appieno la portata di questo fenomeno, basti pensare che ogni anno l’inquinamento miete tante vittime quanti sono gli abitanti dell’Armenia, o della Lituania, o del Kuwait. E queste tragiche cifre sono destinate ad aumentare, se non si darà un taglio netto alle emissioni: secondo gli esperti, infatti, nel 2050 si potrebbe arrivare a ben 6,6 milioni di persone morte prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento.

A OGNI STATO IL SUO. Per stimare il contributo dei diversi inquinanti alla morte prematura delle persone, gli studiosi hanno incrociato su un modello globale di chimica atmosferica i dati demografici e le statistiche sulla salute stato per stato. Si è così capito che ogni zona ha il suo killer atmosferico designato: se infatti in India e in Cina le morti sono da ricondurre per lo più alle emissioni derivanti dall’energia residenziale, negli Stati Uniti il maggior numero di vittime è da ricondurre al traffico urbano e alla produzione di energia. In Europa, in Russia e in alcune zone dell’Asia Orientale, invece, il maggior colpevole delle morti premature è la mole di emissioni provenienti dall’agricoltura.

L’INCIDENZA DELLE POLVERI SOTTILI. Create dal traffico urbano, dall’agricoltura o dall’energia ad uso residenziale, le responsabili vere e proprie restano sempre e comunque le polveri sottili. Stando ad uno studio correlato a quello pubblicato da Nature realizzato dall’Università inglese di Leeds, molte morti si sarebbero potute evitare con degli accorgimenti quanto mai logici, sensati e necessari. Secondo questa analisi, infatti, si sarebbero potute salvare fino a 1.700 vite unicamente riducendo i numerosi incendi registrati nella Foresta Amazzonica negli ultimi anni: basti infatti pensare che in assenza di incendi la concentrazione di polveri sottili nell’atmosfera brasiliana cala del 30%.