Con il raddoppio del Canale di Suez arriva la Maximedusa
NESSUNA VALUTAZIONE DEI RISCHI. Il 6 agosto è stato inaugurato il tanto atteso e altrettanto criticato raddoppio del Canale di Suez. La cerimonia e la conseguente apertura ufficiale del canale hanno lasciato cadere in penombra l’appello del mondo ambientalista, espresso formalmente attraverso la lettera aperta di quasi 500 scienziati, i quali hanno ammonivano il governo egiziano circa l’inesistenza di una reale valutazione dell’impatto ambientale della nuova opera.
MAXIMEDUSE, MA NON SOLO. Il problema non è nuovo: già dalla sua prima e originale apertura il Canale di Suez ha messo in contatto diretto due mari totalmente diversi, gettando le acque bollenti del Mar Rosso in quelle ben più miti del Mediterraneo. Con il raddoppio di inizio mese, anche la bomba ecologica è stata moltiplicata, con il rischio concreto di immissione di nuove specie marine tropicali nel nostro mare. Tra le specie più temute figura la Rhopilema nomadica, una medusa gigante che può raggiungere i 50 chilogrammi di peso. Come le compagne più piccole anche questa maximedusa è altamente urticante; essa viaggia in banchi molto estesi, creando un pericolo non indifferente per chi venisse a trovarsi nei suoi paraggi. Per fare un esempio, la presenza di questa sola specie ha già destabilizzato il turismo in Israele, oltre ad aver apportato danni concreti agli impianti di desalinizzazione e nelle centrali idroelettriche. Alcuni esemplari sono già stati avvistati a Malta, ragion per cui è estremamente probabile che questa enorme medusa arrivi presto a toccare anche le nostre coste. Il caso della maximedusa, del resto, è solo quello più eclatante. Complice il riscaldamento del Mediterraneo avvenuto negli ultimi decenni, il trasferimento di specie marine tropicali attraverso il raddoppiato Canale di Suez è diventato sempre più facile, e quindi difficile da monitorare e contrastare.
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