Carne da allevamenti intensivi: lo stafilococco aureo minaccia la nostra salute
LA MINACCIA ARRIVA DAL BANCO CARNI. Una ricerca commissionata nel Regno Unito dalla Alliance to Save Our Antibiotics ha trovato in vendita nei supermercati britannici carne di maiale contaminata dall’MRSA, il batterio stafilococco aureo resistente alla meticillina. Lo studio ha trovato il batterio in 2 campioni su 52 esaminati: questo vuol dire che coloro che mangiano carne di maiale due volte a settimana possono essere esposti all’MRSA ogni tre mesi. Lo stafilococco aureo resistente alla meticillina proveniente dagli allevamenti può causare infezioni gravi e invasive anche alle persone: polmonite, infezioni delle ossa, del sangue e del cuore.
TROPPI ANTIBIOTICI. Un’adeguata cottura uccide l’MRSA, ma questo non scongiura completamente il pericolo: il batterio può infatti trasferirsi sulla pelle delle persone quando la carne viene maneggiata prima della cottura, con la possibilità di causare un’infezione in un momento successivo. A rischiare di più, però, sono le persone a diretto contatto con gli animali da allevamento, inclusi gli operatori delle aziende agricole e i veterinari. L’emergenza MRSA è legata anche all’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti intensivi, pratica resa necessaria dalle condizioni estreme in cui sono allevati gli animali.
ITALIA AD ALTO RISCHIO. Nel nostro paese la prevalenza dell’MRSA nei suini e negli esseri umani è fra le più alte in Europa. Anche se si registra un calo negli ultimi anni, ancora il 71% degli antibiotici venduti risultano destinati agli animali da allevamento. Nel triennio 2010-13 l’incidenza di MRSA negli esseri umani si aggirava in Italia intorno al 36%, con un trend in calo, mentre una ricerca commissionata nel 2009 dall’Unione Europea aveva rilevato un’alta prevalenza di MRSA solo tra i suini (34,9%).
L’ESEMPIO OLANDESE. L’MRSA ST398 è stato identificato per la prima volta in un gruppo di suini olandesi circa 10 anni fa. Successivamente è stato ampiamente riscontrato anche nel pollame e nei vitelli allevati intensivamente. All’epoca le autorità di Amsterdam hanno fissato un piano di obiettivi ambiziosi per la riduzione dell’uso di antibiotici sugli animali. Nell’arco dei 6 anni successivi, l’uso totale di antibiotici negli allevamenti è diminuito del 63%. Parallelamente è stato registrato un calo dei casi di persone contagiate dall’MRSA ST3998.
LA BATTAGLIA DI CIWF. “Benessere e salute animale vanno di pari passo” ha dichiarato Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus. “Se gli animali, come avviene negli allevamenti intensivi, sono allevati al limite delle loro possibilità fisiologiche, ammassati in spazi ristretti al chiuso, in condizioni di permanente stress, l’uso di antibiotici diventa un must per gli allevatori, per impedire di avere mortalità troppo alta”.
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