L’Onu vieta la cattura dei delfini
STOP ALLA CATTIVITÀ DEI DELFINI. Saltano, giocano, nuotano insieme agli istruttori, sorridono ad un pubblico in festa. Ma loro non si stanno divertendo, anzi: sono a tutti gli effetti prigionieri di un’esistenza completamente innaturale. Ovviamente si parla dei delfini e dei delfinari, una realtà che potrebbe essere finalmente giunta al suo termine. Durante un meeting della Convenzione sulle specie migratorie tenutosi in Ecuador, l’Onu ha sancito il divieto di catturare i cetacei a scopo commerciale. Un deciso stop alle strutture di cattività come delfinari e oceanari dunque, le quali secondo l’Onu sarebbero «inadatte alle esigenze della specie».
MODIFICARE LA LEGISLAZIONE INTERNA. Nessun animale dovrebbe essere tenuto in cattività, ma è ancora più penoso pensare allo stato di prigionia indotto ai delfini. I cetacei, infatti, sono tra le creature più intelligenti e sensibili al mondo. Basti pensare che solo i delfini, insieme agli uomini ed agli scimpanzé, sono in grado di riconoscere la propria immagine riflessa allo specchio. Per dare un taglio a queste barbarie, il provvedimento della Convenzione sulle specie migratorie prevede che «i 120 Paesi membri modifichino la loro legislazione interna per vietare le catture in natura e blocchino le importazioni dei cetacei per gli spettacoli nei delfinari». Una svolta storica, poiché finalmente al coro degli animalisti si è unito anche il mondo scientifico. Ogni singolo paese dovrà adesso adeguarsi a questa nuova linea, dettata da motivazioni etiche oltreché di natura etologica. Sull’onda del nuovo provvedimento Onu Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Ente Nazionale Protezione Animali, ha invitato il governo italiano a «recepire immediatamente la risoluzione della Cms nel nostro ordinamento giuridico e di vietare per sempre le importazioni dei cetacei destinati alla cattività».
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