squali positivi alla cocaina
Animali

Quegli squali positivi alla cocaina in Brasile

13 esemplari pescati nelle acque al largo del Brasile sono risultati positivi a questo diffusissimo narcotico. Come si è arrivati ad avere degli squali positivi alla cocaina? E come mai si è arrivati a effettuare anche questo test? Tutto nasce dal consumo massiccio a livello globale di questo alcaloide tropanico. In generale, stando all’Onu e come riportato nel suol World Drug Report 2023, il 5,8% della popolazione mondiale nel 2021 ha fatto uso di stupefacenti. Più nel dettaglio, 22 milioni di persone farebbero uso di cocaina. Ma l’utilizzo di questo stupefacente non è omogeneo nel mondo: pressappoco il 22% dei consumatori mondiali di cocaina infatti risiede in Sud America, con il Brasile che si classifica al secondo posto nella top ten dei mercati con un maggiore consumo di polvere bianca. Questo sarebbe già un primo elemento che spiega perché lungo le coste del Brasile nuotino degli squali positivi alla cocaina, sapendo peraltro che il consumo di questo stupefacente si è moltiplicato negli ultimi decenni. A peggiorare la situazione ci sarebbe inoltre l’inadeguatezza delle strutture qui presenti per il trattamento delle acque reflue, così da riversare nell’oceano grandi quantità di stupefacenti.

Come si è arrivati a individuare gli squali positivi alla cocaina

Già negli anni scorsi era stato reso evidente quanto la cocaina riversata nei mari potesse causare problemi seri alla fauna marina. Uno studio aveva per esempio dimostrato che questo stupefacente poteva causare danni alla vista dei pesci ossei, o avere impatti negativi sulle cozze. O ancora, era stato sottolineato come la presenza di cocaina nelle acque potesse risultare tossica per crostacei o molluschi, o ridurre la vitalità cellulare dei pesci zebra. Finora non era stato invece fatto nessuno studio mirato sui possibili effetti della cocaina sugli elasmobranchi, nei quali per l’appunto si trovano gli squali, oltre che le razze. A rendere pubblica la presenza di squali positivi alla cocaina in Brasile è stato il team di ricerca della biologa Rachel Ann Hauser-Davis e dall’ecotossicologo Enrico Saggioro, dell’Istituto Oswaldo Cruz di Rio de Janeiro.
Tutto parte dalla cattura accidentale, da parte dei pescatori, di 13 esemplari di squali dal naso aguzzo: questi piccoli squali sono infatti finiti accidentalmente nelle reti nel periodo compreso tra l’estate del 2021 e quella del 2023, a largo del quartiere di Rio de Janeiro Recreio dos Bandeirantes, estremamente popoloso; e proprio per garantire un livello di sicurezza ambientale sufficiente, l’Istituto Oswaldo Cruz effettua dei test ambientali, per identificare eventuali metalli pesanti nelle acque reflue, virus, batteri e via dicendo. Ed è così che si è arrivati alla vivisezione di quelli che sono divenuti tristemente famosi come gli squali positivi alla cocaina, a rappresentare un allarme da non trascurare sull’inquinamento da cocaina di queste acque.

La concentrazione altissima di stupefacente

Negli squali positivi alla cocaina esaminati in laboratorio, la concentrazione della sostanza – a livello dei muscoli e del fegato – è risultata essere la più alta mai osservata nella fauna marina. E ancora, nei tessuti degli squali la concentrazione di cocaina era tre volte superiore a quella del metabolita che si produce nel fegato del consumatore dopo l’utilizzo. Come si spiega questo dato? Si ipotizza che parte della cocaina arrivi all’oceano direttamente dai laboratori in cui viene prodotta, così da esporre gli squali a cocaina pura, non “processata” cioè dall’utilizzatore umano. Un’altra spiegazione potrebbe essere quella dei carichi di droga abbandonati in mare dagli stessi trafficanti durante trasporti finiti “male”. Appurato che il rischio per gli umani sarebbe minimo, vista la ridotta esposizione all’acqua marina, resta da capire quanto e come queste altissime concentrazioni possano impattare sulla vita degli squali positivi alla cocaina, a livello di comportamento, di salute e di riproduzione.