Clima ingiusto: cambiamenti climatici e disuguaglianze
Si potrebbe pensare che non ci sia granché da dire sul binomio cambiamenti climatici e disuguaglianze. Il climate change è infatti qualcosa che sta coinvolgendo tutto il pianeta, da polo a polo: non a caso si parla di “riscaldamento globale”, a sottolineare quanto questo drammatico processo di variazione a lungo termine delle temperature stia toccando tutto il globo. Ma non nello stesso modo: il clima impazzito – principalmente a causa dell’inquinamento di origine antropica – colpisce maggiormente determinate aree: in Europa, per esempio, le aree maggiormente sottoposte a caldo torrido, alluvioni e simili sono state negli anni recenti Italia, Spagna e Portogallo. Ma parlando di cambiamenti climatici e diseguaglianze l’attenzione non deve andare solamente alla geografia. Dati alla mano, infatti, i cambiamenti climatici rischiano di esacerbare anche e soprattutto le disuguaglianze di genere, sociali e intergenerazionali. A sottolinearlo e a dimostrarlo con numeri oggettivi è un recente rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao).
Il rapporto tra cambiamenti climatici e disuguaglianze
L’indagine della Fao è stata intitolata “The Unjust Climate”, a mettere per l’appunto in evidenza il legame fra cambiamenti climatici e disuguaglianze socio-economiche, generazionali e tra uomini e donne. Il presupposto dal quale partono i ricercatori dell’organizzazione Onu è molto chiaro: i mutamenti del clima si ripercuotono in modo più rapido e forte su dei comparti economici ben precisi, a partire dall’agricoltura. Il venir meno della produzione delle colture agricole ha conseguenze immediate sulle economie più rurali, limitando allo stesso tempo anche le possibilità di sfruttare delle opportunità di reddito non agricole. Altre conseguenze sono l’incremento dei prezzi delle derrate alimentari, con un effetto a catena. Ma, per l’appunto, ci sono delle particolari fasce della popolazione che, situandosi all’inizio di questa catena, risultano più colpite.
Lo studio della Fao su 24 nazioni
L’indagine dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura è stata realizzata sull’analisi degli effetti dei cambiamenti climatici in 24 Stati, caratterizzati per lo più da redditi medi o bassi. Nel campione sono quindi presenti nazioni come Pakistan, Camerun, Armenia, Perù, Repubblica democratica del Congo, India e vi dicendo. Per tutti questi Paesi sono state prese in considerazione non solo le informazioni sulle situazioni socio-economiche di quasi 110mila famiglie, ma anche per l’appunto l’evolversi dei dati meteorologici, a partire dal 1950.
Comparando questi dati per oltre 70 anni, la connessione tra cambiamenti climatici e disuguaglianze di genere, sociali e intergenerazionali diventa evidente. All’aumentare di fenomeni come inondazioni e siccità, infatti, peggiorano in modo particolare le condizioni delle famiglie meno abbienti e delle donne. Più nello specifico, la Fao afferma che la perdita di reddito delle famiglie più povere – in situazioni in cui è necessario fronteggiare ondate di calore e siccità – è del 5% superiore rispetto a quella della famiglie delle altre fasce; nel caso di fenomeni come inondazioni, la differenza è del 4,4%. Per quanto riguarda invece la connessione tra cambiamenti climatici e diseguaglianze di genere, lo scarto di reddito tra uomini e donne è del 3% a favore dei primi nel caso delle inondazioni e dell’8% nel caso delle siccità. Questo perché nelle comunità rurali le donne sono più legate all’agricoltura; a differenza dei giovani uomini, peraltro, le donne faticano maggiormente a migrare per cercare fortuna altrove, lì dove sono magari presenti opportunità di lavoro meno influenzate dal variare del clima.
Il clima ingiusto
Di fronte alle conseguenze più esplicite dei cambiamenti climatici, le famiglie più povere non hanno più la possibilità di investire nell’agricoltura, arrivando perfino, per esempio, a dover vendere attrezzi o il bestiame; questo accade però in scenari in cui si riducono parallelamente anche le fonti alternative di reddito. Dati alla mano, per meccanismi di questo tipo, un solo grado centigrado in più sulla temperatura media globale può portare a una riduzione del 33% dei redditi.
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