Newcleo, la startup che lancia il nucleare pulito (a partire dagli scarti)
Come è noto, il trentennio di sfruttamento dell’energia nucleare in Italia ha lasciato dietro di sé enormi quantità di rifiuti, i quali, per ora, non hanno ancora una casa fissa e sicura: da qui la lunga telenovela degli ultimi anni per la ricerca del luogo più adatto per la costruzione del famoso Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, la struttura in cui cementare i rifiuti a bassa e a media attività. Quel che è certo è che, per la costruzione del detto deposito, siamo già in grande ritardo: basti pensare al fatto che entro il 2025 rientreranno dalla Francia le circa 235 tonnellate di scorie radioattive che avevamo “posteggiato” oltralpe. Altre scorie italiane sono state stoccate in Regno Unito, a Sellafield. Ma davvero le scorie nucleari possono essere solo e unicamente un rischioso e per lo più allontanato costo? C’è chi ha pensato a un modo per utilizzare questi pericolosi scarti, lanciando una nuova forma di nucleare pulito.
La startup Newcleo
L’idea di un nucleare pulito a partire dall’utilizzo degli scarti delle “vecchie” centrali nucleari è venuta in mente a Stefano Buono. Laureato in fisica, già assistente del premio Nobel Carlo Rubbia al Cern, già conosciuto per l’aver lanciato nel 2002 – nel settore della medicina nucleare applicata in campo farmacologico– la Advanced Accelerator Applications, venduta poi nel 2018 per ben 3,9 miliardi di dollari. Ed è proprio a partire dalla credibilità e dalle risorse risultanti da quella operazione imprenditoriale che Buono si è lanciato in un’altra iniziativa, ancora più audace: per l’appunto, il nucleare pulito a partire dai rifiuti radioattivi. Già oggi la sua startup, che passa sotto il nome di Newcleo, conta 600 persone occupate, tra Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra: seguendo il tasso di crescita attuale, entro la fine del 2025 i dipendenti dei Newcleo saranno più di Mille.
L’idea del nucleare pulito
Sono in tanti a credere nella missione di Newcleo. Basti pensare al fatto che a fine gennaio 2024 la startup aveva raccolto 400 milioni di euro d’investimenti, da parte di circa 600 investitori. Tra loro si contano nomi come Banca Sella, Exor, Bormioli, Colussi, De Bendetti, Kairos e via dicendo. L’obiettivo è quello di avviare il primo reattore nel 2031, in Francia. Ma come saranno queste centrali del nucleare pulito? Si parla di reattori molto più compatti, raffreddati al piombo, con un costo fino a 30 volte inferiore rispetto a quello dei classici reattori. E, per l’appunto, questi nuovi reattori sono pensati per essere alimentati con gli scarti delle altre centrali, avviando un circolo virtuoso attraverso l’utilizzo di un combustibile che non è solo inutilizzato: è anche rischioso e non desiderato.
E per quanto riguarda la sicurezza? Effettivamente è questo, come si sa, il vero nocciolo della questione quando si parla di nucleare. Esiste un nucleare sicuro? Come ha spiegato recentemente Buono sulle pagine de Il Sole 24 Ore, gli small o advanced modular reactors di Newcleo sono “safe by design grazie alle leggi della fisica, e questo consente ai nostri lead fast reactors (LFR) di rimanere in uno stato sicuro anche nell’improbabile eventualità di gravi incidenti o scenari di sabotaggio”.
Le partnership
Intorno a Newcleo, oltre agli investitori, stanno crescendo anche i partner. In queste settimane per esempio è stata resa nota la partnership con l’azienda francese Naarea (Nuclear Abundant Affordable Resourceful Energy for All) con l’obiettivo di “sostenere tutti gli attori impegnati nella quarta generazione nucleare nel loro sviluppo industriale, tecnologico, scientifico e normativo”; con Maire, per puntare all’utilizzo dei reattori di ultima generazione per decarbonizzare l’industria chimica; e ancora, con la società energetica brinannica Viaro, per la decarbonizzazione delle sue attività attualmente su petrolio e gas.
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