rigassificatore di Piombino
Energie

Bocciato il ricorso del Comune: il rigassificatore di Piombino si farà

Alla fine, il tanto discusso rigassificatore di Piombino si farà. Il Tar del Lazio ha infatti scelto di respingere le obiezioni mosse dal Comune, il quale si era espresso contro l’installazione della nave rigassificatrice nel porto cittadino. E non è tutto qui: lo stesso Comune di Piombino è stato condannato a pagare le spese processuali, per un ammontare totale di 90 mila euro circa. Oltre al danno quindi anche la beffa, per un Comune che alla fin fine non ha fatto altro che provare a difendere il proprio territorio; in particolare l’amministrazione comunale giudica ingiustificabile la condanna al pagamento delle spese legali, vista l’ammissibilità del ricorso. Così come ipotizzato dal sindaco della città Francesco Ferrari, la condanna che accompagna la bocciatura del ricorso potrebbe essere interpretata come un “avviso” per altri enti che potrebbero trovarsi nella medesima situazione in futuro. Ma cosa sarà il rigassificatore di Piombino nel completo, e perché il Comune è stato ed è così fieramente contrario alla sua installazione?

Cos’è un rigassificatore

Vale per prima cosa la pena spiegare cosa si intende con il termine rigassificatore. Si parla di un impianto che ha un compito ben preciso, ovvero quello di trasformare del gas naturale liquefatto, ovvero il GNL, in gas. A partire dalla crisi energetica esacerbata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i rigassificatori sono diventati tema di scontro nel mondo della politica italiana, come si è visto nelle diverse tornate elettorali vissute negli ultimi anni: attraverso questi impianti si vorrebbe infatti sopperire al venir meno dei rifornimenti russi di gas. Ma come funziona il tutto? A parole è tutto molto semplice: le navi trasportano il gas liquefatto, conservato a una temperatura di -162 gradi, necessaria per mantenerlo liquido; un rigassificatore come quello di Piombino ha il compito di riscaldare in modo controllato e sicuro – attraverso un vaporizzatore – il combustibile, per portarlo quindi allo stato gassoso. Questo avviene facendo passare il gas naturale liquefatto all’interno di tubature posizionate nell’acqua di mare (per via della sua temperatura più alta); ed è proprio per questo che tipicamente i rigassificatori si trovano lungo la costa o direttamente in mare.

Come sarà il rigassificatore di Piombino

Il rigassificatore di Piombino è costituito non da un impianto terrestre, quanto invece di una nave, la Golar Tubdra, che misura 300 metri di lunghezza (tanto quanto le più grandi navi da crociera della più famose compagnie) e 40 di larghezza. Acquistata da Sman nel 2015, questa nave rigassificatrice è in grado di immettere nel sistema fino a 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno: praticamente una mole pari al 6,5% del fabbisogno nazionale. Ma da dove arriverà il gas liquefatto? Dall’Egitto, e più nel dettaglio dall’impianto di liquefazione che si trova a Damietta, controllato al 50% da Eni.

La posizione del WWF e di Greenpeace Italia

A sostenere il Comune contro il rigassificatore di Piombino c’erano anche WWF e Greenpeace Italia, condannate a loro volta al pagamento di 15 mila euro di spese processuali. E di motivi di contrastare la nave rigassificatrice, secondo le due associazioni, non ne mancavano di certo: perché questa scelta va contro la direzione decisa per contrastare la crisi climatica, perché probabilmente l’investimento perderà il suo valore ancora prima di essere ammortizzato, per gli impatti ambientali per l’area circostante, nelle quali si trovano anche varie aree marine di pregio, a partire dal Santuario dei Cetacei. Il dito delle associazioni è poi puntato anche contro la procedura autorizzatoria adottata, che si è conclusa con la decisione del Tar, laddove la messa in esercizio dell’impianto è datata luglio 2023.