L’idrogeno bianco trovato in Francia: un tesoro oppure no?
Il futuro è elettrico. Quante volte l’abbiamo detto? Eppure, nel concreto, è abbastanza sicuro che non potrà essere “solo” elettrico. Perché fotovoltaico, eolico, idroelettrico e altre fonti rinnovabili potranno fare ben poco per quelle speciali utenze, per quelle eccezionali attività per le quali l’elettrificazione – almeno per i prossimi anni – non sembra una soluzione percorribile. Sono ancora tante infatti le attività industriali che necessitano temperature esercizio molto elevate, per non parlare per quei mezzi di trasporto eccezionali per i quali un motore elettrico non risulta idoneo. Ecco che allora, per lasciarci davvero alle spalle i combustibili fossili, diventa importante poter contare sull’idrogeno, risorsa potenzialmente pulita chiamata ad “affiancare” l’elettricità da fonti rinnovabili nella transizione energetica. Ma quanto è effettivamente pulita questa risorsa? Tutto dipende dai colori: c’è l’idrogeno verde, c’è quello grigio, c’è quello blu… è c’è anche l’idrogeno bianco, del quale però non si parla quasi mai. Che cos’è quindi l’idrogeno bianco, e perché viene indicato come il più sostenibile?
Cos’è l’idrogeno bianco
Sappiamo che l’idrogeno può essere e sarà fondamentale per la transizione energetica, e sappiamo anche che questa sostanza esiste già in natura. Dunque, qual è il problema? Il problema è che non si trova praticamente mai allo stato libero: è “intrappolato” nell’acqua insieme all’ossigeno, oppure nel metano, insieme al carbonio. Ecco che allora si deve estrarlo, per avere per esempio l’idrogeno verde, se risultato di elettrolisi, o grigio, se estratto dal metano. E poi per l’appunto c’è l’idrogeno bianco, piuttosto raro e difficile da scovare, ma presente già nella forma “pura”: per questo lo si indica anche con il nome di “idrogeno naturale”. A portare alla creazione del tutto naturale di questo idrogeno (che scientificamente è denominato diidrogeno) è l’incontro tra rocce ricche di ferro e acqua. Ebbene, di recente è stato scoperto un deposito molto ampio di idrogeno bianco nella regione francese della Lorena, peraltro all’interno di vecchi bacini carboniferi: le prime stime parlano di una quantità di “combustibile” compresa tra i 46 e i 260 milioni di tonnellate. In tutti i casi, una quantità enorme, sapendo che la produzione annuale di idrogeno (nella grandissima parte grigio) è di appena 70 milioni di tonnellate l’anno.
Chi si è messo al lavoro per sfruttare l’idrogeno naturale
Come anticipato l’idrogeno bianco non è facile da trovare, ma di certo il giacimento francese non è il primo a essere stato scoperto. Anzi, a livello globale nei decenni scorsi ne sono stati individuati tanti nel tempo, casualmente, mentre si cercavano greggio e gas; l’obiettivo per l’appunto era però un altro. Solo negli ultimi anni è iniziata una vera e propria ricerca di giacimenti di idrogeno bianco. E alcuni progetti sono al via. Un caso è per esempio quello spagnolo, nell’comunità dell’Aragona, dove si programma di iniziare a estrarre idrogeno bianco a partire dal 2024. E ricerche sono attive in Australia, nella zona di Adelaide, in Mali, in diverse parti degli Stati Uniti e persino in Svizzera.
La scoperta dell’idrogeno in Francia
Va detto però che, per ora, chi trova l’idrogeno bianco non trova necessariamente un tesoro. In tutti i casi, dal punto di vista economico, va infatti analizzato il rapporto tra costi e ricavi, sapendo che ci sono delle effettive difficoltà nell’estrarre l’idrogeno. Si tratta di una sostanza che corrode i metalli, che è molto infiammabile, e via dicendo. Di certo i big dell’industria petrolifera sarebbero i soggetti meglio attrezzati – a livello di strumenti e di competenze – per avviare progetti di questo tipo, ma per ora, a quanto pare, nessuno di loro ha dato il via a degli investimenti in tal senso. Non stupisce a questo punto che non sia certo l’avvio della trivellazione del grande giacimento di idrogeno naturale in Francia: si inizierà con delle prove, per eventualmente dare il via all’estrazione vera e propria a partire dal 2027.
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