E-waste: cosa sono i rifiuti invisibili?
L’altro ieri, sabato 14 ottobre 2023, è stata celebrata la Giornata internazionale dedicata ai rifiuti elettronici, anche detti e-waste; sono stati tanti gli eventi organizzati in tutto il mondo per sensibilizzare le persone sul grosso problema di RAEE, i quali troppe volte non vengono dismessi nel modo corretto. Come è noto sotto l’etichetta di rifiuti elettronici – RAEE troviamo i prodotti più differenti: dalle lavatrici agli orologi da polso, dai pannelli solari ai televisori, dai frigoriferi ai rilevatori di fumo, per arrivare fino alle sigarette elettroniche. Ebbene, è stato stimato che nel corso del 2022 l’umanità ha prodotto poco meno di 60 miliardi di chilogrammi di rifiuti elettronici. Restringendo lo sguardo alle sole sigarette elettroniche, per fare un esempio, si stima che in un anno ne vengano buttate circa 844 milioni, per un peso totale di 3 volte superiore al ponte di Brooklyn. E il problema per l’appunto è che una parte consistente di questi RAEE non viene dismessa seguendo gli appositi processi, così da causare notevoli problemi per l’ambiente. Si parla soprattutto dei cosiddetti “rifiuti invisibili”, i quali quest’anno sono stati al centro delle discussioni e delle iniziative della Giornata internazionale dedicata ai rifiuti elettronici. Ma cosa sono nel concreto i rifiuti invisibili quando si parla di RAEE?
Cosa sono i rifiuti invisibili?
Non esiste una definizione precisa di rifiuti invisibili, ma non è facile indicare la categoria di RAEE a cui si fa allusione con questo termine. Si parla infatti di tutti quei rifiuti elettronici che possono sembrare del tutto innocui, non pericolosi, e che quindi vengono spesso dismessi in modo distratto, senza essere quindi riciclati o trattati correttamente. Nella maggior parte dei casi i rifiuti invisibili sono oggetti elettronici di uso quotidiano e di dimensioni piccole: non lavatrici o frigoriferi quindi, quanto invece caricatori per gli smartphone, auricolari, lampadine LED, sigarette elettroniche, piccoli giocattoli elettronici, termometri e via dicendo. Si è visto che l’anno scorso il totale dei RAEE a livello globale è stato di quasi 60 miliardi di chilogrammi; si stima che circa il 15% di questa enorme massa sia costituita proprio dai rifiuti invisibili.
A fare luce su questa macrocategoria di rifiuti elettronici sono stati Unitar (United Nations Institute for Training and Research) e Weee (Waste Electrical and Electronic Equipment) attraverso il report annuale Global E-waste Monitor. All’interno dell’indagine vengono indicate 9 diverse categorie di rifiuti elettronici: si parla dei dispositivi per la cura personale (come i rasoi elettrici), dei piccoli apparecchi informatici (come le chiavi USB), degli utensili per la casa, dei giocattoli, delle apparecchiature per la sicurezza delle abitazioni e via dicendo. In tanti casi questi oggetti, per via del loro aspetto, portano il consumatore a trascurarne la pericolosità come rifiuti e, parallelamente, a sottostimarne l’importanza del riciclo. In Italia si stimano 86 milioni di chilogrammi di rifiuti elettronici invisibili prodotti nell’arco del 2022: il Paese è al settimo posto a livello mondiale, a pari merito con la Spagna, dietro a Paesi come Australia, Nigeria, Canada, Regno Unito, Francia e India (dove si raggiungono gli 1,2 miliardi di chilogrammi).
I rischi per l’ambiente dei piccoli rifiuti elettronici
Non immettere i piccoli rifiuti elettronici nel processo di riciclo significa perdere delle opportunità di riutilizzo dei materiali e parallelamente inquinare in modo grave l’ambiente. Il Global E-waste Monitor ci dice che il valore economico dei rifiuti invisibili può essere altissimo; parliamo infatti di dispositivi che contengono materie prime quali oro, ferro e rame, tanto da far stimare che il valore delle materie prime dei rifiuti elettronici dismessi nel 2019 sia stato di circa 57 miliardi di dollari. E poi per l’appunto c’è il danno ambientale: si pensi solamente al fatto che tantissimi rifiuti invisibili contengono delle piccole batterie al litio, risorsa che per essere estratta comporta un processo ad alto impatto ambientale. Litio, mercurio, piombo e cadmio contenuti nei rifiuti elettronici, se non trattati nel modo giusto, possono penetrare nel terreno e contaminare l’acqua. È quindi essenziale evitare per quanto possibile l’acquisto di dispositivi elettronici usa e getta, prolungarne l’utilizzo, aggiustare device danneggiati, e infine affidare questi rifiuti alla raccolta dei RAEE.
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