Buco dell’ozono nel 2023: com’è la situazione?
Qualcuno qualche tempo fa se l’era domandato: che fine ha fatto il buco dell’ozono? Perché per lungo tempo questo problema è stato accantonato dalla discussione pubblica, dopo che per alcuni anni ha tenuto banco, senza quasi concorrenti, nell’agenda delle associazioni ambientaliste a livello internazionale? E qual è la situazione del buco dell’ozono nel 2023? Vediamo un aggiornamento, tra luci e ombre. Prima, però, facciamo un brevissimo riassunto sulla natura del buco dell’ozono: per il prolungato silenzio, infatti, qualcuno potrebbe aver dimenticato di cosa si sta effettivamente parlando.
Il buco dell’ozono, in sintesi
L’ozono è uno dei gas naturalmente presenti nell’atmosfera terrestre; nello specifico, è costituito da delle molecole formate da 3 atomi di ossigeno. Questo gas, in particolare, compone l’ozonosfera, posta a circa 25 chilometri di altezza: si tratta di fatto di uno strato di ozono posizionato al di sopra della troposfera, che è quella, per intenderci, in cui si muovono gli aerei. Ebbene, l’ozonosfera ha la funzione fondamentale di bloccare buona parte dei raggi ultravioletti UVA, i quali sono dannosi per tutti gli esseri viventi, a partire dalle piante: i raggi UVA infatti rendono più difficile la funzione clorofilliana. Ecco, quando si parla di buco dell’ozono ci si riferisce a un assottigliamento dello strato di ozono a protezione della superficie terrestre. Questo problema venne individuato per la prima volta nel 1985, al di sopra dell’Antartide; da quel momento il fenomeno è stato studiato, per capirne le cause. Si comprese così che i principali responsabili di questo assottigliamento dell’ozonosfera sono i gas clorofluorocarburi, utilizzati nei circuiti dei frigoriferi, nelle bombolette spray e negli schiumogeni: da qui la lotta a livello internazionale a questa fonte di inquinamento.
Com’è la situazione del buco dell’ozono nel 2023?
Come è cambiata la situazione dell’assottigliamento dello strato di ozono negli anni? Alcuni dati: nel 2000 il buco dell’ozono al di sopra dell’Antartide aveva raggiunto la sua dimensione massima, di quasi 30 chilometri quadrati. Altri “buchi” sono stati individuati nel tempo, come per esempio quelli sopra al Polo Nord, rari e temporanei. Ma concentriamoci sulle condizioni del buco dell’ozono nel 2023. All’inizio dell’anno un rapporto delle Nazioni Unite si mostrava decisamente ottimista: nel report veniva infatti spiegato che gli sforzi per salvaguardare l’ozonosfera stavano dando i loro frutti, e che di conseguenza la situazione originale poteva essere ripristinata entro il 2045. Tutto questo, come spiegato dall’ONU, grazie al Protocollo di Montreal nel 1987, che aveva dettato l’eliminazione graduale delle sostanze chimiche dannose per lo strato di ozono.
Nell’indagine delle Nazioni Unite era inoltre contenuta una sintesi dell’evoluzione del buco dell’ozono sopra all’Antartide, il quale avrebbe continuato ad espandersi fino al 2000, per poi ridursi progressivamente, sia a livello di area che di profondità. In questo senso, le variazioni nelle dimensioni individuate tra il 2019 e il 2021 sarebbero da ricondurre in via principale a delle mutate condizioni meteorologiche.
Un nuovo allarme per l’ozonosfera
L’ottimismo mostrato a inizio anno da parte delle Nazioni Unite è però velato da una rilevazione del 16 settembre 2023, effettuata dall’Agenzia spaziale europea: il buco dell’ozono sopra all’Antartide ha infatti raggiunto in quelle settimane una dimensione di 26 milioni di chilometri quadrati, circa 3 volte la superficie del Brasile. Come abbiamo visto non si tratta di un record (il primato negativo è di quasi 30 milioni di chilometri quadrati) ma si parla pur sempre della decima maggiore estensione mai registrata. Insomma, vista la situazione del buco dell’ozono nel 2023, abbassare la guardia sarebbe sbagliato e rischioso: il progresso sulla “ricomposizione” della stratosfera, per quanto influenzato da componenti meteorologiche, non è scontato.
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