2023, l’estate più calda di sempre. ONU: stiamo mancando i target climatici
Lo aveva già detto Copernicus, il servizio dell’Unione europea sui cambiamenti climatici, e lo ha certificato il 6 settembre anche l‘Organizzazione meteorologica mondiale (WMO): quella appena trascorsa è stata l’estate più calda di sempre. Sono state prese in considerazione le temperature misurate a livello mondiale tra giugno e agosto. Stando alla WMO questo è stato l’agosto più caldo mai registrato, il secondo mese più caldo di sempre solamente dopo luglio 2023. L’agosto che abbiamo appena vissuto è stato di circa 1,5 gradi più caldo rispetto agli agosti dell’epoca preindustriale. E ancora, lo stesso mese ha fatto registrare la temperatura media mensile globale della superficie marina più alta di sempre: 20,98 gradi. E tutto questo peraltro è accaduto ancor prima della fase più acuta de El Niño, che come è noto ha un ruolo importante nell’incrementare le temperature terrestri. Ecco che allora i ghiacci si sciolgono velocemente, con la banchisa antartica del 12% sotto alla media, e il ghiaccio artico del 10% sotto la media; che le continue ondate di calore hanno portato a incendi devastanti; che la siccità si è accentuata, che i problemi per la salute si sono esacerbati. L’estate più calda di sempre, come ha commentato drammaticamente il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ci ha portato all’inizio «del collasso climatico» per aggiungere che «possiamo ancora evitare il peggio, ma non abbiamo un momento da perdere».
L’estate più calda di sempre e il rapporto Onu
E mentre quella passata è stata bollata come l’estate più calda di sempre, e mentre la comunità scientifica è concorde nello spiegare i cambiamenti climatici con l’inquinamento di origine antropica, le emissioni continuano a salire. Ecco che allora un importante report dell’ONU, intitolato “Technical dialogue of the first global stocktake” dichiara senza mezzi termini che i governi non stanno tagliando le emissioni in modo sufficientemente rapido per rispettare i limiti degli Accordi di Parigi per evitare un disastro climatico. E per la prima volta in un documento ONU si parla in modo esplicito del “phasing out all unabated fossil fuels” e quindi dell‘eliminazione totale dei combustibili fossili: lessico che fino ad oggi non era stato utilizzato per via delle tante controversie che sono state sollevate in passato durante gli incontri internazionali sul clima. La finestra per tagliare le emissioni si sta rimpicciolendo sempre di più, si spiega nel report: entro il 2025 le emissioni devono assolutamente raggiungere il loro picco, per poi conoscere una veloce riduzione. Questo è l’unico modo per rispettare il limite degli 1,5 gradi di aumento delle temperature medie globali.
Un fallimento catastrofico
Il fatto di ritrovarsi con l’estate più calda di sempre e con le emissioni in continuo aumento 8 anni dopo gli Accordi di Parigi del 2015 può essere visto certamente come un fallimento. Non ha dubbi a questo proposito Ani Dasgupta, il presidente del World Resources Institute, il quale ha commentato che «la prosa educata delle Nazioni Unite nasconde quella che è una pagella davvero schiacciante per gli sforzi globali sul clima». E non c’è solamente il continuo aumento delle emissioni: Ani Dasgupta punta il dito anche contro i mancati impegni finanziari dei Paesi più ricchi e contro i ridotti supporti per l’adattamento. Va peraltro detto che il rapporto ONU spiega che i governi stanno fallendo nel controllare le emissioni, senza però citare singolarmente nessun Paese. Indubbiamente questo rapporto costituirà una delle basi fondamentali per l’ormai vicina Cop28, che si terrà a Dubai in novembre, sotto la discussa presidenza di Sultan Al Jaber.
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