Perché gli oceani stanno diventando verdi?
Una stupenda biglia blu: così la Terra appare dallo spazio, vista dai satelliti e da pochi fortunati astronauti. E a dare questo magnifico colore al pianeta sono gli oceani, le immense masse d’acqua che ricoprono il 70% della Terra. Chissà, in un futuro non particolarmente lontano saranno forse molte di più le persone che potranno “navigare” nello spazio, per vedere quella stessa bellissima biglia; la quale però, probabilmente, sarà un po’ meno blu. Uno studio pubblicato pochi giorni fa sulla rivista Nature ha infatti dimostrato che queste grandissime masse d’acqua stanno in buona parte volgendo al verde. Qui le domande che sorgono sono tantissime: perché gli oceani stanno diventando verdi? Il cambiamento sta avvenendo ovunque? Questa trasformazione può essere pericolosa? Vediamo quali sono le risposte date dagli scienziati.
Lo studio: gli oceani stanno diventando verdi
A dimostrare che gli oceani stanno volgendo al verde è uno studio portato avanti dal Massachusetts Institute of Technology, dal National Oceanography Center nel Regno Unito e da alcune altre istituzioni statunitensi, in collaborazione con la NASA. Il risultato finale si può riassumere con poche parole: il 56% degli oceani ha già subito delle impercettibili trasformazioni di colore, volgendo verso il verde. Gli oceani stanno diventando verdi in particolar modo nei pressi delle zone tropicali ed equatoriali.
Come è stato possibile catturare questo mutamento cromatico delle acque? I ricercatori hanno analizzato tutti i colori dello spettro nelle immagini degli oceani catturate negli ultimi 21 anni da un satellite della NASA (il satellite denominato Aqua). Si parla di satellite speciale, attrezzato con uno spettroradiometro in grado di individuare alterazioni cromatiche che l’occhio umano non riuscirebbe a percepire: ecco che allora lì dove noi vediamo unicamente una distesa blu, lo spettroradiometro riesce a vedere anche il verde, perfino talvolta il rosa.
Come ha spiegato il primo autore dello studio, B. B. Cael, «i dati del satellite che abbiamo analizzato rivelano un cambiamento nel colore di una porzione significativa degli oceani, che rappresenta un’area più estesa di tutte le terre emerse». Ma per quale motivo gli oceani stanno diventando verdi?
Perché le acque dell’oceano stanno cambiando colore
Importantissimo a questo punto è capire cosa sta determinando il cambiamento del colore di queste masse d’acqua. In realtà, si sa piuttosto bene perché gli oceani stanno diventando verdi: questo colore delle acque è associato alla presenza di fitoplancton, ovvero la componente vegetale del plancton, alla base della catena alimentare degli ecosistemi oceanici. Questo insieme di cianobatteri e di alghe unicellulari vive entro i primi 100 metri di profondità degli oceani, con il colore verde che è dato dalla presenza di clorofilla, elemento indispensabile per catturare l’anidride carbonica: si capisce quindi che, avendo sia un ruolo della catena alimentare marina, sia nel sequestro della CO2, la salute del fitoplancton è essenziale. Da qui dunque l’interesse nello studiare le concentrazioni di clorofilla.
Nel 2019 la ricercatrice Stephanie Dutkiewicz aveva elaborato un modello capace di dimostrare che la variazione dei colore degli oceani è più contenuta rispetto a quella della clorofilla; da qui fu possibile affermare che un cambiamento cromatico influenzato dai cambiamenti climatici sarebbe dovuto risultare palese, in un periodo pari a 20 anni. A partire da questi presupposti ha preso le mosse il nuovo studio, che ha rilevato una trasformazione cromatica che va al di là di quella “normale” delle superfici oceaniche. Come ha spiegato Cael, «le simulazioni condotte al computer suggeriscono che questi mutamenti nel colore possano essere dovuti ai cambiamenti climatici in corso».
Ma cosa comporterà tutto questo? Altri studi sono necessari: alcune indagini scientifiche, però, hanno già ipotizzato che un aumento delle temperature medie terrestri porterà a un aumento del fitoplancton di dimensioni inferiori, caratterizzato da una minore capacità di assorbire anidride carbonica.
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