Emissioni di metano: solo il 13% è regolamentato
Quando si parla dell’inquinamento dell’atmosfera, e di come questo stia portando il mondo verso cambiamenti climatici sempre più gravi e pericolosi, si fa riferimento ai famigerati gas serra. Tra questi c’è ovviamente l’anidride carbonica, che però non è certamente l’unica responsabile dell’effetto serra. Ci sono anche il vapore acqueo, il metano e il protossido di azoto, tutti già presenti (in quantità minori) prima dell’avvento dell’uomo, nonché i gas fluorurati, di origine esclusivamente antropica. Di solito si parla solo dell’anidride carbonica, che in effetti da sola rappresenta il 76% delle emissioni dell’uomo. Ma attenzione, anche gli altri gas sono pericolosi: vediamo oggi quali sono gli effetti delle emissioni di metano, e soprattutto in che modo il mondo sta – o non sta – gestendo la loro riduzione.
Quanto e perché sono pericolose le emissioni di metano
Da sole, le emissioni di metano rappresentano circa il 16% delle emissioni antropiche. Da un’altra prospettiva, è utile sapere che il 59% delle emissioni di metano è generato dalle attività umane. Si parla soprattutto di emissioni provenienti dall’agricoltura e dall’allevamento. Va detto che il metano resta nell’atmosfera molto, molto meno rispetto all’anidride carbonica: si parla di circa 15 anni, laddove la CO2 resta in atmosfera per migliaia di anni. Il problema però è che il metano, pur restando meno dell’atmosfera, è molto più impattante: si stima che il suo effetto sia di 84 volte più forte rispetto a quello dell’anidride carbonica. Non stupisce quindi che, per ridurre i cambiamenti climatici e in particolar modo per mantenere l’aumento delle temperature medie al di sotto dei famosi 1,5 gradi centigradi, è di fondamentale importanza tagliare molto velocemente le emissioni di metano.
Quali sono le fonti di CH4
Le emissioni di metano sono quindi tra le principali responsabili del riscaldamento del pianeta. Un rapporto dell’Unep del 2020 – che spiegava come fosse possibile tagliare le emissioni di questo gas serra del 45% entro il 2030 – stimava che il 40% delle emissioni antropiche di metano fosse da ricondurre ad agricoltura e allevamento. Un 35% delle emissioni vedrebbe invece come responsabile il settore dei combustibili fossili, mentre per il restante si parlerebbe soprattutto di discariche.
Solo il 13% è regolamentato
Dunque, tagliare le emissioni antropiche di metano è assolutamente fondamentale. E infatti nel 2021 oltre 100 paesi si sono impegnati di tagliarle di almeno il 30%. Purtroppo però non sembra che per ora ci siano gli strumenti e la volontà per raggiungere questo traguardo. Uno studio della Queen Mary University di Londra ha infatti dimostrato che, di tutte le policy messe in atto dal 1970 a oggi per ridurre le emissioni di metano, solamente il 13% è effettivamente in grado di controllare i volumi delle emissioni e quindi di ridurli nel tempo. Guardando poi nello specifico all’effettiva implementazione di questi regolamenti, la fetta si ridurrebbe ulteriormente, arrivando al 10%. Insomma, per ora nella maggior parte dei casi non sono altro che parole, e in tanti paesi non esistono regole, controlli e processi che possono portare effettivamente a una riduzione delle emissioni di metano. Tutto questo mentre è noto che, come spiegato dall’Unep, ridurre le emissioni di CH4 è una tra le attività più importanti nonché a minor costo per combattere i cambiamenti climatici.
In Italia qualcosa è stato fatto. Le emissioni totali di metano, tra il 1990 e il 2020, sono state ridotte del 13,4%. In media, in Europa, si è fatto però molto, molto di più, con un taglio medio delle emissioni di metano del 36%.
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