Gli effetti dell’inquinamento luminoso sulla fauna selvatica
Chi vive in città, senza che quest’ultima sia necessariamente una metropoli, vede molto di rado il cielo stellato. Certo, nelle notti serene, a guardar bene, si riescono a scorgere magari quattro o cinque stelle: basta però avere l’occasione di tanto in tanto di ammirare il cielo notturno in montagna, oppure al largo in mare o in qualsiasi altro luogo senza una forte concentrazione di luci, per rendersi conto che quello che si vede in città non è affatto un cielo “stellato”, che a quello spettacolo manca il 99% delle stelle che potremmo scorgere altrove. A “spegnere” il cielo notturno nelle città è come è noto l’inquinamento luminoso, il quale stando a un recente studio pubblicato su Science sta aumentando del 10% ogni anno. E di certo le conseguenze non si fermano al livello del panorama, tutt’altro: gli effetti dell’inquinamento luminoso sulla fauna selvatica sono estremamente gravi.
I principali effetti dell’inquinamento luminoso sulla fauna selvatica
Il presupposto di partenza è molto semplice: la natura, dalle piante agli animali, si basa sull’alternarsi tra giorno e notte. In base al variare della luce vengono determinate tutte le altre attività, ovvero quando andare a caccia, quando nutrirsi, quando uscire dalla tana, quando migrare, quando accoppiarsi e via dicendo. Nel momento in cui la luce artificiale trasforma la notte in giorno questo ritmo viene spazzato via, scombussolando l’orologio e l’agenda di mammiferi, uccelli, insetti, pesci e poersino piante. Pensiamo alle lucciole, che “accendono” i loro segnali luminosi per dare il via all’accoppiamento: l’inquinamento luminoso può rendere però quei piccoli bagliori quasi invisibili, portando questi affascinanti coleotteri sempre più vicini all’estinzione. E ancora, l’inquinamento luminoso finisce per disorientare gli uccelli nei loro movimenti e nelle loro migrazioni, ma non è tutto qui: andando a illuminare le finestre, la luce artificiale rende drammaticamente probabile gli impatti accidentali tra uccelli ed edifici. Negli ultimi anni sono state fatte analisi sulle più diverse specie di animali e di piante per capire quali sono gli effetti dell’inquinamento luminoso: sappiamo molto di più rispetto al passato, ma probabilmente ancora troppo poco sui danni generati dall’illuminazione artificiale eccessiva.
Cosa è possibile fare per ridurre il problema
Cosa fare per ridurre il problema, e quindi per ridurre gli effetti dell’inquinamento luminoso sulla fauna selvatica e sulle piante? Ebbene, a livello del singolo qui “agire” è decisamente semplice: è sufficiente spegnere una lampadina per fare un piccolo passo nella situazione giusta. Va del resto sottolineato che le nostre luci non dovrebbero andare a illuminare il cielo. No, le nostre lampadine dovrebbro illuminare il tavolo, la scrivania, il lavandino, i nostri appartamenti, le strade: come ha spiegato il fisico del Centro di ricerca tedesco per le geoscienze GFZ Christopher Kyba sulle pagine di National Geographic, «se, volgendo lo sguardo al cielo, non riusciamo a vedere le stelle, significa che la nostra illuminazione è progettata male e c’è uno spreco di emissione luminosa». Il minimo che possiamo fare è quindi spegnere tutte le luci non strettamente necessarie. Aiuta anche aggiugnere dei regolatori della luminosità per ridurre la potenza delle lampadine, nonché eventualmente dei sensori di movimento, per attivare delle luci solo quando realmente necessarie. E ancora, è anche una faccenda di coperture: aiuta per esempio molto chiudere tende e tapparelle, così da impedire che le luci dei nostri appartamenti finiscano per illuminare l’esterno. Delle attenzioni simili dovrebbero essere rivolte anche alle luci estern e, con lampioni e luci stradali che dovrebbero presentare delle apposite coperture per illuminare il basso, ma non l’alto.
Risulta interessante in questo senso una legge promulgata in Francia nel 2019, con il paese che è andato a stabilire dei paletti sull’uso dell’illuminazione nottturna.
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