L’utilizzo dell’acqua da parte dei ricchi peggiora la crisi idrica
Pasqua è passata, ma la situazione resta la medesima: la siccità continua a colpire il Nord Italia, e non solo. Come è noto la crisi idrica sta mettendo in difficoltà non solo il nostro paese, ma anche Francia, Spagna, Germania, Bulgaria, Turchia e Grecia. La pochezza delle precipitazioni durante tutto il periodo invernale e all’inizio della primavera sta infatti creando una situazione drammatica. E se ad affrontare le conseguenze peggiori della crisi per adesso sono le imprese agricole, va detto che il prolungarsi della siccità potrà portare a razionamenti sull’utilizzo dell’acqua anche a livello domestico. Come è noto, infatti, durante i periodi di siccità è particolarmente importante ridurre l’utilizzo dell’acqua anche in casa, tagliando nettamente tutti gli sprechi, i quali come sappiamo sono moltissimi. Ma non sono sempre uguali: una recente ricerca ha infatti dimostrato che le persone più ricche tendono a usare molta più acqua rispetto a quelle più povere.
La ricerca sull’utilizzo dell’acqua a Città del Capo
La ricerca in questione è stata condotta da un team di ricercatori della University of Reading, in Gran Bretagna: l’oggetto dello studio è invece stata Città del Capo in Sudafrica. Qui la divisione tra ricchi e poveri è eccezionalmente netta: si stima che circa 193 mila famiglie vivano nelle 200 baraccopoli che sono nate ai lati dei quartieri “ricchi” della città. Ecco allora che da una parte ci sono le famiglie benestanti che utilizzano l’acqua non solo per i classici utilizzi domestici, ma anche per lavare regolarmente le auto, per riempire le piscine e per curare i giardini. Dall’altra invece ci sono le famiglie più povere, che vivono in barracche e che utilizzano quantità minime di acqua. La diferenza è enorme: gli abitanti più ricchi di Città del Capo hanno un utilizzo dell’acqua di circa 50 volte maggiore rispetto ai più poveri. Ai quali l’accesso all’acqua non è nemmeno garantito sempre: nel 2018, dopo diversi anni di siccità, la parte più povera della città non ricevuto nemmeno acqua sufficiente per i bisogni più basici.
Più nello specifico, lo studio pubblicato sulla rivista Nature Sustainability dimostra che il gruppo degli abitanti ricchi di Città del Capo – circa il 14% della popolazione – usa il 51% dell’acqua consumata a livello urbano, laddove il gruppo più povero – circa il 62% della popolazione – ne usa appena il 27%. E, come sottolineato più sopra, la gran parte dell’utilizzo dell’acqua da parte dei più abbienti è rivolto a bisogno tutt’altro che basici ed essenziali.
Siccità e disuguaglianze
Certo, Città del Capo rappresenta un caso particolare, ma non eccezionale oppure unico. Situazioni del tutto simili, sia per disuguaglianze sociali che per mancanza d’acqua, si trovano anche in tante altre città, da San Paolo a Pechino, per arrivare in parte anche a centri come Miami, Londra, Barcellona e Melbourne. E come è noto le crisi idriche diventeranno più frequenti e più gravi: da una parte per i cambiamenti climatici, dall’altra per la continua crescita demografica. Un rapporto della Global Commission on the Economics of Water ha concluso che il mondo sta per affrontare un’imminente crisi idrica, con la domanda d’acqua che potrebbe arrivare a superare l’offerta del 40% entro il 2030. L’assenza dell’acqua diventerà quindi probabilmente il problema numero uno per tantissime città: lo studio che si è visto dimostra però che l’ostacolo più grande è rappresentato dalle disguaglianze speciali, e dal diverso utilizzo dell’acqua da parte di poveri e ricchi. Diventa quindi fondamentale affrontare la crisi idrica anche da questo punto di vista, mettendo la giustizia e l’etica al centro degli sforzi, senza quindi concentrarsi unicamente sugli – inevitabili – aspetti tecnologici e politici.
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