Lo Smart Building in Italia vale 130 miliardi di euro
Il mercato dello Smart Building italiano vale 130 miliardi di euro. Ad affermarlo è uno studio della European House Ambrosetti, il 1° Think Tank Privato italiano, e il 4° nell’Unione Europea. Ma a essere ancora più interessante del dato relativo al valore complessivo del settore è quello relativo all’effetto moltiplicatore sull’economia: nell’indagine si spiega infatti che per ogni 100 euro investiti nel comparto si attivano a cascata ulteriori 187 euro, con un effetto benefico per tutto il sistema. Lo studio rappresenta la prima mappatura italiana dell’Edilizia Intelligente: la ricerca verra presentata nella sua completezza il 4 maggio a Roma, nel contesto del Forum Finale della Community Smart Building, il quale conta tra gli attori protagonisti realtà come Abb, Ance Varese, Applia Italia, Bticino, Celli Group, Comoli Ferrari, Kone e MCZ.
Lo Smart Building in breve
Ma cosa si intende per Smart Building? Un edificio che risponde ai principi della costruzione intelligente può essere a uso abitativo come commerciale o aziendale: il requisito fondamentale è quello di essere gestito in modo per l’appunto smart e automatizzato, così da minimizzare il consumo energetico. Ecco che allora gli edifici Smart Building permettono di ridurre il fabbisogno energetico, grazie alla scelta dei migliori materiali e delle più efficaci tecnologie. Ma non è tutto qui: si tratta anche e soprattutto di strutture in cui i diversi elementi sono messi in connessione, così da garantire allo stesso tempo comfort, salubrità, risparmio e sicurezza. In questo scenario la domotica ha dunque un ruolo da protagonista, consentendo una gestione ottimale delle risorse. Nel definire Smart Building l’Unione Europea parla per l’appunto di «un insieme di tecnologie di comunicazione che consentono a diversi oggetti, sensori e funzioni all’interno di un edificio di comunicare e interagire tra loroe anche di essere gestiti, controllati e automatizzati in modo remoto».
I numeri degli Edifici Intelligenti in Italia
Attualmente, stando all’indagine di Ambrosetti, in Italia la filiera dello Smart Building coinvolge 25 settori differenti, con 350 mila aziende circa. E di certo la crescita di questo comparto assicura benefici concreti dal punto di vista economico, sociale e anche ambientale. Non bisogna infatti scordare che in Italia il comparto residenziale è responsabile del 45% dei consumi energetici, nonché del 18% delle emissioni inquainanti. Sotto accusa c’è in particolar modo l’età media avanzata degli immobili, con il 72% degli edifici con più di 40 anni di età. E certamente la strada da percorrere è quella delle riqualificazioni, sapendo però che attualmente solamente lo 0,85% è protagonista di rinnovi durante l’anno.
La decarbonizzazione devo necessariamente passare anche per la riqualificazione del patrimonio edilizio italiano, mediante l’utilizzo di componenti smart di ultima generazione. Come viene spiegato nel report di Ambrosetti il moltiplicatore economico del settore Smart Building «che nel 2010 era pari a 2,59, è cresciuto dell’11% negli ultimi dieci anni, attestandosi a quota 2,87, a dimostrazione di una filiera dinamica, trainante e in solido sviluppo». Dati alla mano, il settore genera 130 miliardi di euro di fatturato e 39 miliardi di valore aggiunto, con ricadute positive anche sul fronte occupazionale: ogni 100 posti di lavoro all’interno della filiera se ne attivano infatti 178.
Ma potrebbe proprio essere l’attuale mercato del lavoro italiano a mettere il bastone tra le ruote a questa evoluzione. Ci sono infatti grandi difficoltà nel reperire manodopera qualificata, con la domanda delle aziende che supera l’offerta. Da questo punto di vista è essenziale un cambio di passo, sapendo quanto sia importante la riqualificazione del patrimonio edilizio per poter procedere verso la decarbonizzazione del Paese, così da poter centrare gli obiettivi definiti per il 2030 e per il 2050.
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