Cosa ci fanno i fichi d’India sulle Alpi?
Sappiamo tutti quali sono le piante essenziali della flora alpina: camminando sui pendii delle montagne si incontrano stupendi boschi di conifere, dall’abete rosso al larice, nonché castagni e faggi nelle zone più a valle. Ma non ci sono certo unicamente questi altissimi alberi. Lì dove le rocce e le scarpate fanno la loro comparsa fanno infatti capolino anche arbusti più piccoli, come il rododendro, il pino mugo o il ginepro alpino. Insomma, la flora alpina ha una composizione abbastanza definita: ecco allora che ci si potrebbe stupire non poco nell’imbattersi con dei fichi d’India sulle Alpi. Eppure questa pianta della famiglia delle Cactaceae, tipica dei climi caldi e asciutti, si sta facendo velocemente spazio sull’arco alpino: vediamo perchè.
Il fico d’India, in breve
Non serve essere degli esperti di botanica per capire che il pino mugo e il fico d’India non sono delle piante che dovrebbero trovarsi, in natura, negli stessi luoghi. L’Opuntia ficus-indica è una pianta nativa del Messico, che però oggi risulta diffusa in parecchie aree del mondo, non ultima l’area Mediterranea. Noi italiani siamo abituati a vedere le piante di fico d’India in Sicilia, in quelle macchie di vegetazione selvaggia in cui questa pianta è “sfuggita” alla coltivazione per diventare elemento tipico del territorio. Il fatto strano è oggi quello di trovare in abbondanza i fichi d’India sulle Alpi, lì dove fino a poco tempo fa si potevano trovare solo piante di montagna, o semplicemente delle distese di neve.
I fichi d’India sulle Alpi svizzere e italiane
L’allarme relativo alla veloce diffusione dei fichi d’India sulle Alpi arriva in particolare dal Cantone Vallese, in Svizzera. Diverse vallate qui accusano infatti un avanzamento minaccioso di questa specie invasiva, che rappresenta a tutti gli effetti una minaccia per la biodiversità alpina. Ma come è possibile che queste piante dei climi caldi trovino un terreno adatto per la propria crescita in questi luoghi montani? Tutto sarebbe da ricondurre al cambiamento climatico, con il suo aumento medio delle temperature e, soprattutto, con la riduzione delle nevicate. Questo perché, stando a un articolo apparso sul Guardian, i fichi d’India in realtà non temono affatto le basse temperature, e possono anzi sopravvivere senza problemi fino a -15 gradi centigradi. La vera minaccia per queste piante è l’umidità del terreno: con il venir meno delle nevicate, e con l’estremo ridursi del periodo durante il quale il suolo resta coperto di neve, questo “ostacolo” è scomparso. Ecco allora che è sempre più facile trovare fichi d’India sulle Alpi della Svizzera, nei cantoni Vallese, Ticino, e dei Grigioni, ma anche in Italia, come per esempio in Val d’Aosta e in Valtellina.
E in effetti a delle altitudini ridotte la copertura di neve è diventata sempre minore: secondo Meteo Swiss, i giorni con neve al di sotto gli 800 metri di altitudini si sono rimezzati tra il 1970 e oggi. Come ha spiegato Yann Triponez, un biologo attivo nel Canton Vallese, «in alcune parti del Cantone stimiamo che questi cacti occupino circa un terzo della superficie vegetale». Certo, la presenza dei fichi d’India sulle Alpi è databile dagli ultimi decenni del 18° secolo, quando questa pianta venne importata dal Nord America, ma solo in questi anni la situazione sembra essere scappata di mano. Il problema sarebbe rappresentato soprattutto dalla “prepotenza” di questa pianta invasiva, la quale nei terreni inariditi dal venir meno delle precipitazioni prospera a dismisura, togliendo spazio vitale alle altre piante. Lì dove riesce a crescere, insomma, il fico d’India tende a monopolizzare il suolo.
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