La velocissima crescita del fotovoltaico in Cina
Direi addio all’uso del carbone per appoggiarsi in modo sempre maggiore alle energie rinnovabili. È questo che devono fare tutti i paesi del mondo, stando all’IPCC e alla comunità scientifica internazionale. Più nello specifico, leggendo quanto riportato nel 6° Assessment Report – Working Group III, per mantenere il riscaldamento globale al di sotto degli 1.5 gradi centigradi sarebbe necessario un taglio del carbone a livello mondiale del 75% nel decennio che stiamo vivendo. E di certo i tagli al carbone e in generale ai combustibili fossili per la creazione di elettricità non rappresenta una passeggiata per nessuno: si pensi a quanto è successo al venire meno del gas russo in Europa. Ma è sicuro che ci sono paesi che incontrano difficoltà ancora maggiori nel rispettare queste necessità. E quelli per i quali il percorso delineato dall’IPCC si dimostra particolarmente difficile sono soprattutto Sudafrica, India e Cina, Paesi in fortissimo sviluppo che poggiano in modo pesante sullo sfruttamento del carbone. Si pensi alla sola Cina: parliamo di un gigante che oggi, da solo, emette il 28% delle emissioni di anidride carbonica globali, conquistando a larghe mani il primato di maggiore emettitore al mondo. E, allo stesso tempo, parliamo del paese che di anno in anno continua a battere i record per la produzione di energia dal sole: nel 2023 il fotovoltaico in Cina dovrebbe arrivare a una capacità complessiva di oltre 510 GW.
I continui record del fotovoltaico in Cina
Il presidente cinese Xi Jinping lo ha ribadito più volte: l’obiettivo del paese è quello di interrompere l’aumento delle emissioni entro il 2030, per poi raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Affermazioni che stridono con la scelta di disertare la Cop26, e con gli aumenti registrati nella produzione nazionale di carbone. Basti pensare che nel 2020 la Cina ha estratto complessivamente 3,84 miliardi di tonnellate di carbone, con una produzione giornaliera che nel 2020 aveva raggiunto gli 11,72 milioni di carbone Nel 2020, l’87% del mix energetico cinese era costituito dal combustibili fossili, con la parte del leone fatta per l’appunto dal carbone, al 60%. Ma di certo non si può trascurare l’effettivo sforzo per aumentare la produzione di energie rinnovabili. Lo stesso paese che si presenta a livello mondiale come il più grande emettitore di anidride carbonica è infatti quello con la maggiore potenza installata in termini di fotovoltaico. Le previsioni per il fotovoltaico in Cina, come anticipato, stimano una potenza installata di oltre 510 GW a fine 2023, con 120 nuovi GW di potenza solare da installare durante questi 12 mesi. E tutto questo sta accadendo in un paese in cui, nel 2015, c’erano solamente 43 GW di impianti fotovoltaici. Durante il 2022, per dire, in Cina sono stati installati quasi 85 GW di fotovoltaico: nello stesso anno, a livello mondiale, la crescita dell’energia solare si è aggirata intorno ai 360 GW.
La produzione di pannelli fotovoltaici
La crescita del fotovoltaico in Cina è spinta anche dallo sviluppo velocissimo della produzione di pannelli nel paese, da destinarsi sia all’uso residenziale che a quello commerciale. In pochi anni il paese è riuscito così a superare le produzioni di Europa, Giappone e Usa. Tutto questo è stato possibile grazie a enormi investimenti pubblici, con la Repubblica Popolare Cinese a investire in questa industria circa 50 miliardi di dollari: una cifra superiore di 10 volte rispetto agli investimenti complessi europeii. Ecco che allora i 10 principali fornitori di pannelli fotovoltaici a livello mondiale sono in Cina, e che la provincia di Xinjiang porta sul mercato il 40% del polisilicio prodotto a livello mondiale. E se tutto questo fa ben sperare sull’effettiva transizione energetica cinese, fa ovviamente agitare i governi occidentali, spaventati dall’egemonia della RPC nel campo del fotovoltaico.
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