Doomsday Clock: 90 secondi all’apocalisse
Siamo su una brutta china. Questa affermazione non deve essere intesa come figlia di un particolare pessimismo, né di un allarmismo esasperato. Considerando tutte le gravi minacce che il pianeta e la società umana stanno affrontando, è possibile affermare oggettivamente che il periodo che stiamo affrontando è estremamente delicato. E di certo questa non è la prima volta in cui un’affermazione del genere ha avuto modo di essere fatta. Anzi, più volte nella storia dell’uomo è stato formulato un pensiero di questo tipo. Ma è diventata una vera e propria costante negli ultimi decenni. A sintetizzare in modo quanto più razionale possibile queste impressioni è fin dal 1947 il famoso Doomsday Clock, ovvero l’Orologio dell’apocalisse, il quale metaforicamente misura il pericolo di un’ipotetica fine del mondo, da un punto di vista laico e scientifico. La posizione delle lancette di questo orologio vengono aggiornate ogni anno, e così è stato anche pochi giorni fa, a gennaio 2023: ora il Doomsday Clock segna appena 90 secondi dalla mezzanotte, la massima vicinanza alla “apocalisse” mai raggiunta. Vediamo quali sono i motivi che hanno portato gli scienzati della rivista Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago a questa decisione.
La storia del Doomsday Clock, in breve
Il Doomsday Clock non è stato ideato in un momento casuale della storia dell’umanità. Gli scienziati statunitensi decisero di lanciare questo schema all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, dopo le bombe nucleari che colpirono il Giappone, nonché agli inizi della Guerra Fredda. A spingere i ricercatori della rivista Bulletin of the Atomic Scientists in tal senso fu prima di tutto la minaccia nucleare: l’orologio simbolico fu quindi settato alle 23.53, e quindi a 7 minuti dalla mezzanotte. Come detto, la posizione delle lancette viene aggiornata ogni anno, ma in realtà i cambiamenti reali sono stati solamente 23. Il momento di massima tranquillità si è raggiunto tra il 1991 e il 1995, con la fine della Guerra Fredda: in quegli anni le lancette segnavano ben 17 minuti alla mezzanotte. Ai pericoli della Guerra Fredda sono però presto subentrate altre minacce, tra le quali il cambiamento climatico, e le pandemie, tanto da portare nel 2020 le lancette dell’orologio a 100 secondi, posizione che fino a qualche giorno fa rappresentava il record negativo. Nel gennaio appena trascorso, però, la lancetta è stata fatta avanzare ulteriormente, raggiuntendo i 90 secondi dalla mezzanotte.
L’orologio dell’apocalisse nel 2023 segna 90 secondi dalla fine
Mancano solo 90 secondi – metaforici, ma tutt’altro che trascurabili – al momento ipotetico in cui l’uomo sparirà dalla Terra. Cosa ha spinto gli scienziati a spostare in avanti le lancette di 10 secondi? I motivi principali sono 2. Da una parte la guerra tra Russia e Ucraina, conflitto che fa aumentare le probabilità di utilizzo di armi nucleari; dall’altra i cambiamenti climatici. Questi due elementi peraltro non sono del tutto scollegati tra loro. Proprio l’invasione russa ai danni dell’Ucraina ha distolto l’attenzione dagli sforzi per la transizione ecologica: paesi come l’Italia, dipendenti dal gas russo, hanno ricercato altrove dei fornitori di combustibili fossili, anziché lavorare per sostituire il gas con delle energie rinnovabili.
Oltre alla minaccia nucleare e ai cambiamenti del clima, a giustificare la posizione da record del Doomsday Clock c’è inoltre la minaccia presente quanto non mai delle minacce di tipo biologico, rappresentate in questi anni dalla pandemia di coronavirus. Il Covid-19 sarebbe infatti solamente la dimostrazione più lampante di un progressivo incremento dei focolai di malattie infettive, i quali a partire dagli anni Ottanta sono andati continuamente aumentando.
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