Plastiche in mare Mediterraneo
Inquinamento

Plastiche in mare, anche sul fondo: i dati del Mediterraneo

Il problema delle plastiche in mare è ormai estremamente noto. Ignorato per lunghi anni, ora è riconosciuto come una delle criticità ambientali più urgenti da affrontare e da risolvere. Anche perché si tratta di un problema generato in poco, pochissimo tempo, con una crescita paurosa negli ultimi decenni. Stando ai numeri del WWF, ogni anno vengono prodotte a livello mondiale 450 milioni di tonnellate di plastica; circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici finiscono invece annualmente negli oceani. E di certo il Mediterraneo non è estraneo a questo fenomeno. Anzi, al contrario, il Mare nostrum è tra i più inquinati a livello mondiale, e ci sono tante indagini a dimostrarlo. Finora, però, ci si era limitati a misurare e quantificare le plastiche in mare a livello superficiale: ora uno studio è andato invece a quantificare anche i rifiuti plastici presenti nelle profondità del Mediterraneo.

Plastiche in mare: lo studio sulle profondità del Mediterraneo

Stando ai dati degli ultimi studi, nel Mediterraneo si contano in media 129mila frammenti di plastica galleggiante ogni chilometro quadrato. Ma non tutte le plastiche in mare galleggiano. Anzi, una buona parte di esse affonda, per arriva ad adagiarsi sui fondali. Uno nuovo rapporto presentato ad aprile 2022 dal WWF e dall’Istituto AWI è riuscito a quantificare i frammenti di microplastiche sul fondo del Mediterraneo, mettendo in luce la situazione tragica in cui versano le acque che bagnano l’Italia. Il dato più allarmante è quello relativo al mar Tirreno, dove ogni metro quadrato di fondale si trovano 1,9 milioni di frammenti di microplastiche. A dare eco a questi risultati è stato nei giorni scorsi Silvestro Greco, vicepresidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn, in occasione del Forum Internazionale Polieco sull’Economia dei rifiuti: «oramai le microplastiche sono anche nel nostro sangue e nella placenta» ha spiegato Greco «il che vuol dire che ogni bambino prima ancora di nascere ha delle microplastiche in corpo».

Certo, fino a quando si parla del numero di frammenti presenti ogni metro oppure ogni chilometro quadrato è difficile farsi un’idea della situazione reale: per questo Greco ha spiegato che «ogni anno nel Mediterraneo è come se venissero scaricati 700 container di plastica. Il primo paese che contribuisce è l’Egitto col 32 %, poi Italia col 15% segue Turchia col 10%».

E ovviamente questa enorme quantità di plastiche in mare ha conseguenze gravi sulle specie che abitano il Mediterraneo. Stando a uno studio effettuato da ricercatori dell’Università di Cagliari, in ogni gambero rosso e scampo si trovano in media 47 frammenti di plastica. E questo non può che avere conseguenze anche sull’uomo: è stato calcolato che in media ogni settimana mangiamo 5 grammi di plastica. Tanto quanto quella contenuta in una carta di credito.

Non solo in mare: l’inquinamento da plastica nei suoli agricoli

Alla XIV edizione del Forum Internazionale Polieco sull’Economia dei rifiuti, tenutosi ad Ischia tra il 30 settembre e il 1° ottobre, è intervenuta sul tema anche la ricercatrice del CNR IRS Claudia Campanale, spiegando che «la presenza nell’ambiente di microscopiche particelle di plastica, è stata recentemente rilevata in qualsiasi compartimento ambientale», anche nei suoli destinati all’agricoltura intensiva. A contribuire potrebbe essere in questo caso anche l’uso dei teli per la pacciamatura, volti ad aumentare la resa del suolo. «La maggior parte delle indagini effettuate ha coinvolto plastiche convenzionali derivanti da combustibili fossili mentre studi sulla presenza di microplastiche “bio-based” nell’ambiente terrestre e dell’assorbimento di sostanze chimiche su microplastiche di origine biologica» ha segnalato Campanale «sono quasi totalmente assenti».